All’alba di una giornata intrisa di emozione, Torre Annunziata si è risvegliata al suono delle campane della Basilica della Madonna della Neve, pronta a vivere il momento più atteso dell’anno. Le vie cittadine si sono riempite di colori, canti e preghiere: un fiume di persone ha accompagnato il quadro della Vergine Bruna, portato a spalla dai pescatori, lungo le strade principali della città. Il passaggio della Madonna ha segnato un ritorno alle origini, un gesto collettivo che ha unito generazioni diverse sotto un’unica bandiera: quella della fede e dell’appartenenza.
Dal sagrato della Chiesa fino a Piazza Ernesto Cesaro, la voce di don Paolino Franzese, rettore della Basilica, ha risuonato tra la folla: «Torre Annunziata è un avamposto di pace e amore. Non dobbiamo lasciarci abbattere: siamo tutti figli di Maria e oggi, in un giorno sacro, dobbiamo essere più uniti che mai in suo onore. Lasciamoci alle spalle le ombre del passato: è questo il vero volto di Torre Annunziata».
Un popolo ritrovato sotto lo sguardo della Madonna
Nel pomeriggio, la processione ha attraversato il cuore cittadino, dal porto fino al Corso Umberto, mentre centinaia di balconi si aprivano al passaggio della Vergine. Gli anziani, i malati e le persone più fragili hanno salutato la Madonna con fiori e preghiere, trasformando la celebrazione in un autentico rito di comunità.
Dal palco allestito davanti alla Basilica, don Paolino Franzese ha espresso la sua commozione: «Sono felice perché ho visto un popolo riunito intorno a Maria, proprio come una vera famiglia. Queste sono immagini che mi riempiono di gioia».
Il sindaco Corrado Cuccurullo, nel suo messaggio istituzionale, ha voluto sottolineare la continuità del voto cittadino: «Oggi rinnoviamo il voto del popolo alla Madonna della Neve per avere salvato la nostra città dalla furia della lava. Un unico grande sentimento di gratitudine accomuna ogni anno i torresi di ogni generazione. Abbiamo un legame indissolubile con la nostra città e, soprattutto, con la nostra patrona. Oggi è il giorno in cui riscopriamo la potenza della nostra identità».
I bambini portavoce della pace
Accanto al fervore religioso, la giornata ha lasciato spazio anche a un messaggio universale di pace e speranza. I bambini delle scuole cittadine, riuniti sul sagrato del Santuario dello Spirito Santo del Carmine, hanno intonato preghiere per la fine dei conflitti nel mondo. Le loro voci hanno dato forza al tema della riconciliazione, trasformando la processione in un simbolo di solidarietà che supera i confini geografici e sociali.
La Messa solenne con il cardinale Mimmo Battaglia
Alle ore 9.00, la Basilica della Madonna della Neve era gremita di fedeli per la celebrazione eucaristica presieduta dal cardinale don Mimmo Battaglia. A introdurre la funzione è stato don Paolino Franzese, che ha ricordato come questa solennità, istituita nel 1822, rappresenti la memoria viva della protezione della Madonna, invocata dal popolo torrese durante l’eruzione del Vesuvio. «Questa festa – ha detto – è impressa nel cuore dei cittadini oplontini, segno della grazia e della protezione della Vergine bruna».
Il cardinale Battaglia, rivolgendosi alla comunità, ha salutato i fedeli con parole di gioia e riconoscenza, consegnando loro un messaggio centrato su tre virtù essenziali per affrontare le sfide del presente: la gratitudine, lo stupore e la trasparenza.
La gratitudine come fondamento della fede
Durante l’omelia, il cardinale ha invitato i presenti a riconoscere il valore della gratitudine in ogni circostanza della vita. «Nella vita – ha detto – si è chiamati sempre ad essere grati: grati per il dono della vita, grati perfino nella sofferenza». Ha poi approfondito la teologia della croce, spiegando che nella fede cristiana il dolore può diventare luogo di rinascita spirituale: «Trovare in Cristo il senso della sofferenza e del dolore, coglierne il valore catartico e, con la fede, trasformare un punto di debolezza in un punto di forza».
Lo stupore come segno della presenza divina
Il secondo “abito” donato ai fedeli è stato lo stupore, inteso come capacità di lasciarsi sorprendere da Dio nelle pieghe della quotidianità. Riprendendo il pensiero del teologo Hans Urs von Balthasar, il cardinale ha ricordato che il Dio cristiano agisce nella storia attraverso vie misteriose, rivelandosi nella semplicità degli incontri umani.
Nel corso della sua omelia, ha condiviso un ricordo personale: «Un giorno, visitando un quartiere periferico di Napoli, dove regnano povertà, disagio e omertà, ho incontrato un giovanissimo disabile in carrozzina che, anziché chiedere qualcosa per sé, ha chiesto di avere riguardo per le persone che si prendevano cura di lui. Solo chi conosce davvero la povertà è capace di sognare anche per gli altri. Gioire per gli altri è segno di maturità e crescita interiore».
La trasparenza come via di giustizia e fraternità
Il terzo valore indicato dal cardinale è stato la trasparenza, da intendersi come autenticità personale e chiarezza nel vivere la fede e l’impegno pubblico. «Essere se stessi, far cadere le maschere dell’ipocrisia e delle apparenze per dare spazio all’interiorità», ha affermato, sottolineando l’importanza di questo principio anche per le istituzioni civili e religiose. Ha poi aggiunto che la trasparenza è la base della pace, della giustizia e della solidarietà, invitando la comunità a praticarla nel quotidiano come testimonianza di coerenza cristiana.
Una festa che unisce spiritualità e cittadinanza
L’omelia del cardinale Battaglia, intensa e priva di retorica, ha colpito i fedeli per la sua profondità e per l’invito concreto a vivere la fede come strumento di costruzione civile. Don Paolino Franzese, che ha guidato l’organizzazione della festa patronale, è stato riconosciuto per il suo ruolo di ponte tra la Chiesa e la comunità cittadina, sempre attento ai giovani e ai bisogni del territorio.
Sotto lo sguardo della Madonna della Neve, Torre Annunziata ha ritrovato, ancora una volta, la propria voce. Una voce che parla di fede, gratitudine e rinascita, capace di trasformare una celebrazione religiosa in un segno tangibile di speranza condivisa.









