Gentile Redazione, vi invio un testo che non è un articolo nel senso stretto del termine, ma un racconto commemorativo scritto di getto, con l’intento di rendere omaggio all’Assistente Capo della Polizia di Stato Aniello Scarpati, tragicamente scomparso in servizio, e al collega Ciro Cozzolino, ancora in lotta per la vita. Non è un pezzo giornalistico, ma una riflessione umana e civile, un modo per dare voce alla dignità silenziosa di chi ogni giorno serve lo Stato. Se ritenete opportuno, mi farebbe piacere che venisse pubblicato (magari nella sezione “opinioni”, “lettere” o “attualità”), affinché il sacrificio di Aniello e il dolore di chi resta non passino inosservati.

E noi abbiamo ritenuto opportuno pubblicarla… Grazie a chi ha voluto ricordare questa assurda tragedia, grazie a quanti, in divisa, passano intere notti e giorni interi a vegliare anche per noi, che spesso non ci indigniamo abbastanza.
                                                                                                Gennaro Cirillo

Latina, 4 nov. 25 – di Giacinto Cagnetta

«Cara, domani è festa ma i negozi sono aperti. Quando smonto dalla notte non vado a dormire: faccio una doccia e usciamo presto. Giusto il tempo di una colazione con i ragazzi e poi andiamo in quel negozio che volevi vedere da tempo. Magari a pranzo ci fermiamo al McDonald’s: facciamo felici i ragazzi e tu eviti di cucinare».

Forse sono state queste le ultime parole di Aniello Scarpati, Assistente Capo della Polizia di Stato, rivolte ieri sera alla moglie Eliana prima di indossare, per l’ultima volta, la divisa e uscire di casa. Lo attendeva un turno di notte sulla “Como Torre del Greco 11”, un servizio di volante come tanti altri.

Immagino che anche Ciro Cozzolino, Agente Scelto della Polizia di Stato, avesse fatto progetti per il giorno dopo, insieme alla sua giovane compagna.

Arrivato al Commissariato, Aniello – il più esperto, capo pattuglia – avrà visto Ciro muoversi avanti e indietro per caricare dotazioni e dispositivi sulla volante, già pronta con il motore acceso.

«Ciao Cirù, come stai? Sei pronto? Hai preso l’arma lunga? Tutto a posto? Bene, allora andiamo».

Un rapido controllo all’Alfa di servizio, un “011” alla sala operativa, e via, nell’oscurità della notte. Torre del Greco, le strade silenziose, qualche controllo, la speranza che il turno trascorra tranquillo.

Un caffè al solito bar e di nuovo per strada, con l’adrenalina che scorre.

«Eh Cirù, hai visto che caldo? Siamo a novembre ma sembra estate! Non si capisce più niente del tempo!»

Poi, passando per una piazza ancora affollata, lo immagino richiamare un gruppo di ragazzi rumorosi: «Guagliò, la vogliamo finire con tutto questo casino? A quest’ora la gente dorme!»

«Nun ve preoccupate, marescià, ce ne jammo subito!»

Così scorre la notte, tra controlli di routine e qualche sorriso. Fino all’attimo in cui la quiete viene squarciata da un boato assordante.

«Cirù, che succede?»

Nemmeno il tempo di rispondere, e il finimondo. Un’esplosione, uno schianto terribile. L’Alfa Romeo con a bordo Aniello e Ciro viene travolta da un BMW X4 lanciato a velocità folle — si parla di oltre 200 km orari. L’auto di servizio si contorce, compie più giri su sé stessa e finisce, dopo decine di metri, in un dirupo.

I due agenti restano intrappolati tra le lamiere. Aniello muore sul colpo. Ciro, gravemente ferito, respira ancora debolmente: i soccorritori lo estraggono e lo trasportano d’urgenza in ospedale.

Tutto per colpa di un assassino al volante, ubriaco e drogato, che guidava quel Suv a una velocità spaventosa nel cuore della notte. Non solo ha provocato la tragedia, ma è fuggito senza prestare soccorso.

Più tardi si presenterà in commissariato, dove verrà arrestato con le accuse di omicidio stradale aggravato, lesioni gravissime e omissione di soccorso. Le indagini riveleranno che a bordo del Suv vi erano altre cinque persone, tra cui due minorenni e i loro genitori: nessuno di loro ha mostrato un briciolo di pietà. Sono fuggiti, lasciando due uomini a morire.

Non è escluso che l’autista stesse guidando in quel modo per girare un video da condividere sui social. Una follia sempre più diffusa: giovani pronti a tutto, anche a sfidare la morte, pur di ottenere qualche secondo di visibilità.

Povero Aniello: sei morto mentre forse qualcuno rideva, riprendendo la corsa di quella macchina impazzita.

Addio, Aniello. Eri un padre amorevole, un collega stimato, un uomo giusto e perbene. Una bestia ha strappato la tua vita, ma non potrà mai cancellare il tuo esempio. Il tuo ricordo resterà per sempre nel cuore dei tuoi familiari e dei tuoi amici. Ora che hai conosciuto il cielo, riposa in pace e veglia su chi ami.

E tu, Ciro, metti tutta la forza che hai per uscire da questo incubo. Ti aspettiamo. Prenditi il tempo che ti serve, ma torna tra noi.

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