Una situla in pasta vitrea, decorata con scene di caccia in stile egiziano e prodotta ad Alessandria d’Egitto, è stata ritrovata nel retrobottega del Thermopolium della Regio V di Pompei, lo “street food” scavato parzialmente nel 2020/21. Il contenitore, solitamente impiegato come elemento pregiato in giardini e ambienti di rappresentanza nell’area vesuviana, era stato riutilizzato come recipiente da cucina. Le analisi dopo il restauro potrebbero stabilirne il contenuto.
Gli scavi avviati nel 2023 nell’area adiacente al Thermopolium, con l’obiettivo di migliorare le condizioni di conservazione, hanno messo in luce gli ambienti di servizio e il piccolo appartamento al primo piano dove vivevano i gestori dell’attività. Nel piano terra, nella zona con piano cottura, sono stati trovati gli strumenti di cucina ancora al proprio posto: mortai, tegami e anfore vinarie di provenienza mediterranea.
Il direttore del Parco Archeologico, Gabriel Zuchtriegel, sottolinea che questi elementi mostrano una “creatività nell’arredare spazi sacri e profani”, con una permeabilità di gusti, stili e idee religiose orientali, tra cui i culti egiziani e, in epoca successiva, il cristianesimo. Non in contesti elitari, ma in una popina, a un livello medio-basso della società locale.
Al momento dell’eruzione, il vano attiguo al Thermopolium era un ambiente di servizio: un piccolo bagno era collocato vicino all’ingresso che si apriva sul vicolo dei Balconi, mentre un’altra zona era destinata allo stoccaggio di anfore e contenitori. Il resto dello spazio era occupato da oggetti per lavorazione, cottura e conservazione dei cibi. Al piano superiore due stanze, di cui una affrescata in IV stile, con architetture prospettiche illusionistiche, pavimento giallo e mobili forse parzialmente rivestiti in lastre marmoree policrome. Oggetti personali erano conservati in cassette lignee adornate.
Il progetto di manutenzione straordinaria e messa in sicurezza ha previsto il restauro degli apparati murari e decorativi, la realizzazione di coperture amovibili per proteggere gli ambienti dagli agenti atmosferici e l’installazione di un impianto di illuminazione per valorizzare i dettagli del contesto archeologico.
Un articolo di approfondimento è pubblicato sull’e-journal degli scavi di Pompei.










