Una truffa milionaria ai danni dell’Inps, orchestrata attraverso il falso riconoscimento di pensioni di inabilità e indennità di accompagnamento, è stata smascherata dai militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli. L’operazione, condotta su delega della Direzione distrettuale antimafia, ha portato all’esecuzione di un decreto di sequestro preventivo emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Napoli.
Sono otto le persone indagate per il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato, per un ammontare complessivo di 1.997.482,13 euro. La misura, di natura cautelare reale, è stata disposta in fase di indagini preliminari, e — come precisato dagli inquirenti — i destinatari del provvedimento sono persone sottoposte a indagine e pertanto presunte innocenti fino a sentenza definitiva.
La ricostruzione della frode
Secondo quanto emerso dalle indagini, l’organizzazione avrebbe ottenuto benefici previdenziali in assenza dei requisiti di legge, attraverso falsi riconoscimenti di invalidità e documentazione sanitaria alterata. Gli indagati, secondo gli accertamenti, non erano affetti dalle gravi patologie certificate e non erano mai stati sottoposti a visite mediche da parte delle commissioni competenti.
Le attività investigative hanno avuto origine dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, che ha fornito elementi utili per ricostruire il meccanismo fraudolento. A confermare la sua testimonianza sono stati i riscontri documentali acquisiti dal Gico della Guardia di Finanza di Napoli, che ha tracciato il flusso dei pagamenti e la provenienza dei benefici economici.
I sequestri e le misure patrimoniali
Il gip del Tribunale di Napoli, accogliendo la richiesta avanzata dalla Procura, ha disposto il sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche per equivalente, dei beni mobili e immobili riconducibili agli indagati, fino alla concorrenza delle somme illecitamente percepite.
Si tratta di un provvedimento volto a bloccare patrimoni e risorse accumulati attraverso l’indebita percezione di fondi pubblici. Le indagini, coordinate dal pool della Dda, si inseriscono in un più ampio contesto di monitoraggio delle falsificazioni sanitarie e dei meccanismi di corruzione che consentono l’accesso irregolare ai trattamenti previdenziali.
Il ruolo della Guardia di Finanza e le dichiarazioni della Procura
In una nota ufficiale, la Procura della Repubblica di Napoli ha spiegato che l’operazione rientra in una strategia di tutela della spesa pubblica e della legalità. Le attività investigative del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria sono state indirizzate a verificare la correttezza dei procedimenti di riconoscimento delle invalidità civili e a contrastare ogni forma di truffa ai danni dello Stato.
«L’azione di oggi si inserisce in un quadro più ampio di attività di prevenzione e repressione delle frodi previdenziali — ha dichiarato un portavoce della Guardia di Finanza — con l’obiettivo di tutelare le risorse pubbliche e i cittadini realmente bisognosi».
La Procura ha sottolineato che il provvedimento odierno non costituisce una condanna, ma rappresenta una misura cautelare in attesa della verifica giudiziaria dei fatti.
Una rete di falsi benefici e certificazioni
Dalle prime ricostruzioni, la frode sarebbe stata strutturata su più livelli, con la partecipazione di soggetti che, fingendosi affetti da patologie gravi, avrebbero presentato documentazione medica falsa per ottenere pensioni di inabilità o indennità di accompagnamento. Le indagini mirano ora a ricostruire la rete di complicità che avrebbe consentito l’approvazione delle pratiche e l’erogazione dei fondi.
Sono al vaglio anche le eventuali responsabilità di professionisti o funzionari pubblici, che potrebbero aver agevolato l’iter amministrativo delle richieste. Il sistema, secondo gli investigatori, avrebbe operato per anni, determinando un danno economico complessivo all’Inps di quasi due milioni di euro.
Prossimi sviluppi
Le autorità giudiziarie continueranno a indagare per accertare la destinazione finale delle somme, verificare eventuali collegamenti con reti criminali organizzate e identificare tutti i soggetti coinvolti nel circuito fraudolento.
Il sequestro dei beni rappresenta il primo passo verso la restituzione delle risorse sottratte allo Stato e la ricostruzione del quadro patrimoniale dei responsabili.
L’inchiesta, nata da un singolo episodio segnalato da un collaboratore, si è così trasformata in un’indagine complessa che ha messo in luce un sistema consolidato di truffe previdenziali, ora al vaglio dell’autorità giudiziaria napoletana.










