L’orrore a Nola esplode in un pomeriggio qualunque, tra le mura di un appartamento al quinto piano di Palazzo Cassese, all’indirizzo via San Paolo Bel Sito 150, quando una telefonata al 112 interrompe la normalità del paese: un ragazzo, voce tremante, confessa di aver ammazzato la sorella. Quando carabinieri e sanitari salgono quelle scale, trovano un corpo riverso a terra e un fratello immobile che ripete solo ciò che ha già detto: «Ho ucciso mia sorella. L’ho accoltellata… è stato un raptus di follia».
La chiamata che ha fermato il pomeriggio
Alle 15.15, la centrale operativa del 112 riceve una segnalazione che immediatamente fa scattare l’allarme: la voce di un uomo ammette l’omicidio della sorella e indica l’indirizzo. A parlare è Vincenzo Riccardi, 25 anni, disoccupato, residente con la sorella e la madre in quell’appartamento da poco tempo. Racconta di aver colpito Noemi con più fendenti e chiede ai carabinieri di andare in casa: «Venite». È la richiesta di un assassino che non tenta né di scappare né di negare.
La scena trovata dai carabinieri
Le pattuglie della Compagnia dei Carabinieri di Nola arrivano a sirene spiegate. Palazzo Cassese è un normale condominio di cinque piani, ma al quinto piano la quotidianità è già stata cancellata da ciò che è accaduto. La porta dell’appartamento è spalancata. A terra c’è Noemi Riccardi, nata nel 2002, 23 anni, colpita da sei-sette coltellate al corpo. Accanto a lei, i sanitari del 118 non possono fare altro che constatarne il decesso.
In casa c’è solo il fratello. Non si oppone ai militari, non tenta alcun gesto, non guarda nessuno negli occhi. Ripete che l’ha colpita «in preda a un raptus». Il coltello da cucina utilizzato è accanto al corpo. La madre non è presente: apprende tutto pochi minuti dopo, attraverso la videochiamata ricevuta dal figlio.
La videochiamata alla madre
Secondo quanto ricostruito, dopo aver inferto le coltellate alla sorella, Vincenzo prende il telefono e chiama la madre, mostrando il corpo della figlia sul pavimento. È un gesto che aggiunge ulteriore crudeltà al quadro già devastante. La donna, non presente in casa al momento dell’omicidio, assiste alla scena senza poter fare nulla.
Una convivenza fragile
Sia Vincenzo che Noemi erano in cura presso il Centro di salute mentale di Nola. Disoccupati, con una convivenza segnata da frequenti conflitti, erano già noti ai carabinieri: non era la prima volta che le pattuglie intervenivano per litigi nella casa in cui vivevano con la madre. La famiglia non era originaria di Nola: si era trasferita da poco tempo.
L’intervento della Procura e i rilievi sul posto
La zona intorno al palazzo viene immediatamente transennata. Una folla crescente si raduna in strada, nel tentativo di capire cosa sia successo. Il pm di turno della Procura di Nola, Antonella Vitagliano, arriva sul luogo e coordina i primi rilievi.
I carabinieri isolano l’appartamento e avviano le procedure per la ricostruzione della dinamica: ascoltano familiari, vicini, rilevano ogni dettaglio utile. L’autopsia dovrà stabilire con precisione il numero dei fendenti inferti.
Il fermo del fratello e le indagini
Il 25enne Vincenzo Riccardi viene portato negli uffici della Compagnia di Nola, dove gli inquirenti lo ascolteranno a lungo. Non oppone resistenza. Conferma tutto anche dopo l’arrivo dei militari.
Le indagini proseguono per chiarire ogni istante precedente all’omicidio: se sia esploso un litigio improvviso, se ci siano state avvisaglie, se qualcosa nei fragili equilibri tra i due fratelli si sia incrinato fino al punto di rottura.
La comunità sotto choc
Il paese di San Paolo Bel Sito si ritrova improvvisamente travolto dall’orrore. La notizia si diffonde in poche ore e la comunità resta sotto choc. Una tragedia consumata nell’intimità di una casa, in un pomeriggio qualunque, che ora richiede solo di essere ricostruita pezzo per pezzo dagli investigatori.










