Nuovo capitolo nell’inchiesta della Procura di Torre Annunziata sul reddito di cittadinanza percepito illegalmente da familiari di esponenti della criminalità organizzata. Tra i venti indagati raggiunti oggi da decreti di sequestro ci sono anche le mogli di Sergio Mosca e Giovanni D’Alessandro, figure apicali del clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia.
Nell’elenco compare anche la convivente di Alessio Bossis, il 22enne ucciso il 24 ottobre scorso a Volla in un agguato di matrice camorristica. Secondo la DDA, Bossis – ritenuto elemento emergente del clan De Luca Bossa–Minichini di Ponticelli – sarebbe stato tra gli autori della stesa avvenuta nel 2019 in Piazza Trieste e Trento, nel cuore di Napoli.
La donna, identificata come M.C.T., avrebbe percepito quasi 13.500 euro tra marzo 2020 e agosto 2021, omettendo nella domanda del beneficio che il convivente fosse sottoposto a misura cautelare. Stesso schema anche per una giovane familiare di Ciro Postiglione, considerato luogotenente di Bossis e arrestato per la stessa stesa del 2019: per lei l’incasso indebito ammonta a 5.290 euro tra aprile 2019 e febbraio 2020.
Sequestri anche a carico di familiari di noti esponenti del clan D’Alessandro, tra cui i parenti di Nino Spagnuolo, Giovanni D’Alessandro, Carmine Barba e Sergio Mosca – quest’ultimo ritenuto reggente dell’organizzazione.
Il reddito sarebbe stato ottenuto senza averne diritto anche da un familiare del narcotrafficante Giuseppe Vuolo, arrestato in Calabria nel 2017.
L’indagine prosegue per ricostruire l’intera rete di benefici ottenuti illecitamente attraverso omissioni e false dichiarazioni, con l’ipotesi che il sussidio venisse utilizzato per sostenere le casse dei clan.









