Torna Natale con la sua magia, le serate sembrano colorarsi di gioia per la festa delle feste, i riti, le libagioni particolari, ogni cosa che va a creare un’atmosfera diversa dal quotidiano. In queste serate, tra l’attesa della nascita del Bambino Gesù, mentre il pensiero va a spaghetti e maruzzielli, si viaggia alla memoria di antiche serate.
La cena della vigilia è quasi sempre la stessa, come da tradizione: tutta la famiglia riunita attorno alla tavola apparecchiata con tovaglie rosse, ma prima la serata era più parca, una bella vrasera sotto la tavola e l’ambiente era fatto. C’era chi buttava sopra i tizzoni ardenti del braciere un po’ di zucchero o scorze di mandarino, fino a quando la nonna non li sgridava perché si faceva fumm ed era tutto normale.
Ci si sedeva guardando il Presepe con le sue lampadine intermittenti e il viaggio continuava, ammirando i magi che venivano da lontano o Benino che dormiva. Un’abbondanza di pastori che portavano le pecore alla stalla di Betlemme e qualche osteria con i suoi prodotti da servire agli avventori, salsicce, prosciutti, provoloni a tanto ben di Dio e al solo guardare la fame faceva pressione mentre nell’aria si diffondeva l’odore anzi il profumo del Natale.
Il “Pazzariello” accompagna lo spettatore in un viaggio tra gli antichi mestieri
Ecco, tutto questo lo potrete rivivere il 28 e 29 dicembre ed il 3, 4 e 5 gennaio nella cripta della Parrocchia dello Spirito Santo dove il gruppo folclorico ‘O Pazziariello, tra musiche, frizzi e lazzi vi farà viaggiare nel tempo e nei ricordi. In scena va il Presepe Vivente Napoletano Folklorico, riproposizione di una giornata sul Presepe dell’800 attraverso canti, balli e brani recitati. Il “Pazzariello”, tipico banditore, accompagna lo spettatore in un viaggio tra gli antichi mestieri scomparsi.
L’evento spettacolo, la cui prima edizione risale al 1998, è diventato, nel corso degli anni, una consolidata tradizione per la città oplontina.
Una cripta che diventa teatro
Anche quest’anno sarà la cripta del santuario torrese a incorniciare la kermesse. L’ambientazione raccolta e suggestiva permette allo spettatore, comodamente seduto, di vivere un’esperienza immersiva, ponendosi al centro della rappresentazione: i pastori-attori, infatti, animano tutti gli ambienti dando vita agli antichi mestieri torresi in un dialogo costante e diretto con il pubblico.
La zingara, la pastaia, il tammurraro, il conciatielle, lo spasaro, lo sciò sciò sono solo alcuni dei personaggi che animano il Presepe. La rappresentazione si conclude con la solennità dell’annuncio dell’Angelo ai Pastori e nella rivelazione del Verbo incarnato.
Un’esperienza emotiva e identitaria
Sarebbe riduttivo definire la rappresentazione di questo gruppo un semplice spettacolo giacché essa è la proiezione scenica di sentimenti ed emozioni, è nostalgia, è amore per la cultura, è riscoperta di arti, mestieri, canti e musiche di un antico passato, è valorizzazione di ricchezze di un nobile territorio, è risveglio di orgogliosa appartenenza ad un popolo dignitoso e desideroso di riscatto, è esibizione schietta e autentica, sincera e amabile che allaga l’anima, fa straripare i ricordi e rende di nuovo bambini.
Lo spettatore si trova innanzi ad un libro di fiabe con pagine piene leggende, cunti, “fattarielli” antichissimi evocati da voci e suoni, danze e colori. Dolcemente, la magica e sbrilluccicante polverina del bel tempo passato rapisce, si sparge, penetra il cuore, cattura, coinvolge così chi guarda riscopre, rivive e gode… l’incanto del Natale.










