La settimana politica di Castellammare di Stabia si apre con nuove tensioni nel centrosinistra e con una decisione destinata a incidere sugli equilibri dell’aula consiliare. Nino Di Maio, esponente della lista civica Noi per Stabia, ha rassegnato le dimissioni da consigliere comunale dopo che dagli atti dell’Antimafia è emerso il coinvolgimento giudiziario di figlio e nipote, indagati per associazione mafiosa. A fronte di nessuna contestazione diretta a suo carico, Di Maio ha motivato la scelta con una lunga lettera indirizzata alla città, definendo le dimissioni una decisione sofferta ma inevitabile.
Le dimissioni da Palazzo Farnese
La notizia delle dimissioni è maturata in un clima già segnato da indiscrezioni e inchieste che attraversano il quadro politico stabiese. Di Maio lascia l’aula di Palazzo Farnese spiegando di voler evitare che la sua permanenza possa diventare motivo di destabilizzazione per l’Ente o pretesto per attacchi istituzionali. Una scelta che l’ex consigliere colloca sul piano della responsabilità pubblica e del rapporto con la comunità cittadina.
Il percorso sindacale e politico
Nella sua lettera, Di Maio ripercorre un lungo cammino di impegno pubblico, iniziato nel sindacato. «In molti – anzi, la stragrande maggioranza dei cittadini di Castellammare di Stabia – conoscono la mia storia personale e pubblica. Un percorso che nasce nel sindacato, nella CISL, dove ho dedicato anni alla tutela dei lavoratori e delle famiglie stabiesi… Il mio impegno sindacale… è patrimonio comune della città». Un’esperienza che, secondo quanto ricostruito dallo stesso Di Maio, si è poi tradotta nell’approdo in Consiglio comunale attraverso la nascita di un movimento civico.
Le vertenze industriali e le battaglie ricordate
Ampio spazio è dedicato alle principali vertenze affrontate negli anni. «Nel 2011, quando Fincantieri era ormai data per chiusa… intervenimmo come CISL confederale… per scongiurare la desertificazione industriale», scrive Di Maio, ricordando una battaglia definita vincente e condotta anche insieme all’allora senatore e sindaco Luigi Bobbio. Nella lettera vengono citati anche i casi delle Nuove Terme, della Corderia, della Marina di Stabia e il tema dello sviluppo produttivo affrontato in sede di III Commissione consiliare, oltre alla mozione sul piano spiagge per il libero accesso agli arenili.
Le indagini antimafia e il contesto giudiziario
Il passaggio centrale della lettera riguarda gli sviluppi giudiziari. «Alcuni miei strettissimi familiari sono stati lambiti da indagini, che hanno portato in carcere esponenti del clan D’Alessandro. Non ho alcun ruolo, né diretto né indiretto ed ho piena e totale fiducia nella magistratura», afferma Di Maio. Il riferimento è alle indagini che coinvolgono il figlio e il nipote, indagati per associazione mafiosa, senza alcun addebito nei suoi confronti.
Il richiamo allo scioglimento del passato
Nelle motivazioni della scelta pesa anche la memoria dello scioglimento del Consiglio comunale avvenuto negli anni precedenti. «Lo scioglimento del passato ci insegna che le parentele, anche quando irrilevanti sul piano penale, possono diventare argomenti politici capaci di travolgere istituzioni e comunità», scrive l’ex consigliere, sottolineando come il semplice sospetto possa produrre danni irreversibili prima ancora degli esiti giudiziari definitivi.
L’attacco ai “cori giustizialisti”
Nella parte finale del testo, Di Maio prende posizione contro quello che definisce un clima di giustizialismo. «Sento il dovere di levar voce contro i cori giustizialisti di chi ieri taceva… Sono gli stessi che oggi posano come moralizzatori», afferma, accusando settori politici di aver tollerato in passato contiguità con ambienti criminali e di presentarsi oggi come alleati della legalità.
La scelta di dimettersi e il futuro impegno
Le dimissioni vengono infine formalizzate come atto di tutela dell’Ente. «Per questo, con senso dello Stato e delle Istituzioni, ho deciso di rassegnare le dimissioni da consigliere comunale… Le mie dimissioni sono una scelta dura, sofferta, ma giusta». Di Maio ribadisce che il suo passo indietro non interrompe il percorso di Noi per Stabia e che continuerà il proprio impegno politico e sociale fuori dall’aula consiliare, indicando la scelta come un atto compiuto nell’interesse della comunità stabiese.
Ecco il testo integrale della lunga lettera dell’ex consigliere.
«In molti – anzi, la stragrande maggioranza dei cittadini di Castellammare di Stabia – conoscono la mia storia personale e pubblica. Un percorso che nasce nel sindacato, nella CISL, dove ho dedicato anni alla tutela dei lavoratori e delle famiglie stabiesi. Il mio impegno sindacale – lo dico senza enfasi ma con orgoglio – è patrimonio comune della città. Non per me, ma per Castellammare. E come dimenticare la lunga stagione di impegni per difendere il lavoro e l’identità produttiva della nostra comunità. Nel 2011, quando Fincantieri era ormai data per chiusa da un accordo tra azienda e organizzazioni sindacali di categoria, intervenimmo come CISL confederale, insieme al Senatore e Sindaco Luigi Bobbio, per scongiurare la desertificazione industriale. Fu una battaglia dura ma vincente, che smontò falsità e responsabilità: dimostrammo che la presenza della camorra nel cantiere era frutto di omissioni aziendali, che i dati sulla produttività erano stati manipolati e che le ricostruzioni presentate ai tavoli istituzionali – dal Ministero alla Regione, fino alla Prefettura – erano infondate. Non meno impegnativa fu la vicenda delle Nuove Terme, quando – con il presidente Caldoro – individuammo un imprenditore serio del settore pronto a rilevare l’azienda. Un’occasione che l’amministrazione pro tempore e la SINT decisero di ignorare, condannando la città a un declino che oggi appare evidente a tutti. La Corderia fu salvata per ben due volte. E sulla questione Marina di Stabia mi battei per ottenere un Consiglio comunale monotematico, poi smarrito tra equivoci e silenzi, mentre l’azienda incassava 57 milioni di euro di fondi pubblici senza restituire né opere né lavoro. Più recentemente, la III Commissione consiliare ha approvato una mia mozione per convocare un nuovo Consiglio monotematico che affronti, finalmente, il tema dello sviluppo produttivo della città. Come ho messo in campo una battaglia, tra mille ostracismi per l’approvazione del piano spiagge che prevede il libero accesso agli arenili ai cittadini Stabiesi. Negli anni più maturi della mia vita ho contribuito, con amici stabiesi, alla nascita di un movimento civico convinto che le nostre esperienze potessero diventare un valore collettivo. È così che sono arrivato in Consiglio comunale. Oggi la vita mi pone davanti a una scelta difficile. Alcuni miei strettissimi familiari sono stati lambiti da indagini, che hanno portato in carcere esponenti del clan D’Alessandro. Non ho alcun ruolo, né diretto né indiretto ed ho piena e totale fiducia nella magistratura. Eppure so bene che, a Castellammare, le ombre anche infondate pesano più dei fatti. Lo so perché conosco la storia recente della città: lo scioglimento del passato ci insegna che le parentele, anche quando irrilevanti sul piano penale, possono diventare argomenti politici capaci di travolgere istituzioni e comunità. E a poco servirà, dopo, se le carte bollate smentiranno tutto: il danno sarebbe ormai irreparabile. Per questo, con senso dello Stato e delle Istituzioni, ho deciso di rassegnare le dimissioni da consigliere comunale. Sento il dovere di levar voce contro i cori giustizialisti di chi ieri taceva. Di chi – senza pudore – copriva, tollerava o legittimava soggetti contigui ai clan dentro i propri partiti. Di chi ha attraversato tutte le stagioni politiche pur di restare agganciato a un potere che ha devastato Castellammare sul piano sociale, industriale, turistico e termale. Sono gli stessi che oggi posano come moralizzatori. Gli stessi che hanno tratto voto e sostegno proprio da quella melma che ha distrutto la città. Io non appartengo a quel mondo. La mia educazione è stata sempre politica, sindacale e soprattutto istituzionale. La mia scelta non cancella il percorso del nostro movimento civico. Grazie alla fiducia di Noi per Stabia, continuerò il mio impegno politico e sociale, come ho sempre fatto: con umiltà, generosità e rispetto delle istituzioni. Le mie dimissioni sono una scelta dura, sofferta, ma giusta e mi auguro che lo stesso facciano anche quei consiglieri che potrebbero esporre eventualmente l’Ente al rischio di scioglimento. Chi ama davvero questa città sa quando è il momento di combattere e quando è il momento di arretrare per evitare che Castellammare paghi un prezzo ingiusto. Oggi, ritengo che, nell’interesse della Comunità stabiese quel momento sia arrivato».










