La Corte di Assise di Napoli ha emesso una condanna a 24 anni e sei mesi nei confronti di Emanuele Michele De Luca, vigilante di 22 anni, riconosciuto responsabile dell’uccisione del 28enne Domenico Esposito (nella foto). Il fatto avvenne il 29 luglio 2023 nel parcheggio del centro commerciale ‘Vulcano Buono’ di Nola, in provincia di Napoli, al culmine di una lite nata per un pneumatico forato.

La dinamica della lite nel parcheggio

Secondo quanto emerso nel corso del dibattimento, la discussione esplose nel parcheggio del centro commerciale e degenerò rapidamente sino all’utilizzo di un coltello. Alla lite presero parte non solo l’imputato e la vittima, ma anche il padre di Esposito, coinvolto nella fase iniziale del confronto. Le indagini hanno ricostruito l’evoluzione della lite culminata nelle coltellate che causarono la morte del giovane 28enne.

Lite nel parcheggio del “Vulcano Buono”, morto 28enne accoltellato. L’assassino ha confessato

La richiesta della Procura e i capi d’accusa

Nel processo la Procura aveva prospettato un quadro gravissimo, chiedendo l’ergastolo e contestando l’omicidio volontario aggravato da motivi futili e abietti. Le circostanze considerate alla base della richiesta riguardavano l’origine della lite, ritenuta dagli inquirenti priva di fondamento valido e nata da una questione marginale come il danno a un pneumatico.

Le strategie della difesa e le attenuanti richieste

Il legale della difesa, Mario Griffo, ha sostenuto una diversa ricostruzione, chiedendo il riconoscimento dell’eccesso colposo di legittima difesa. La difesa ha inoltre richiesto l’esclusione dell’aggravante dei futili motivi, nonché il riconoscimento delle attenuanti generiche insieme a una riduzione di un terzo della pena, puntando su una diversa qualificazione giuridica del gesto e sulla personalità dell’imputato.

La lettura del dispositivo e la presenza delle famiglie

Al momento della lettura del dispositivo erano presenti i familiari di entrambe le parti: da un lato la madre e la sorella della vittima, dall’altro il padre e il fratello dell’imputato. La loro presenza ha accompagnato l’atto conclusivo del processo di primo grado, segnato dalla pronuncia della Corte di Assise di Napoli che ha inflitto la condanna a 24 anni e sei mesi nei confronti del giovane vigilante. L’intervento della polizia presente davanti l’Aula 114 del Tribunale di Napoli ha evitato che i due “gruppi” venissero a contatto diretto, riportando la calma.

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