E’ andato via un pezzo della storia politica locale, un pezzo della mia vita professionale in questo bellissimo mestiere dell’informare. E’ andato via Carmine Lo Sapio, sindaco di Pompei.
Una giornata che minacciava un imminente cattivo tempo che poi si è trasformata in una bella mattinata luminosa lasciando invece che quel buio appena minacciato prendesse forma, all’arrivo della notizia, nell’anima di tanti suoi concittadini, di tanti amici e conoscenti. Carmine, politico di lungo corso, conosciuto oltre 40 anni fa, erano i primi anni Ottanta, per la mia prima intervista ad un politico, ha deciso di congedarsi da questo mondo proprio ieri e, contrariamente alla sua consueta disponibilità, questa volta mi ha tirato un brutto scherzo. Se n’è andato in uno dei pochi giorni in cui non ero a Pompei e soprattutto, nell’unico giorno in cui non avevo il pc con me, e così, mentre mi ritornavano alla mente tanti decenni di contatti, chiamate, interviste e articoli e mi saliva in petto un dispiacere che non credevo potesse affiorare con tanta veemenza, non potevo scrivere ancora una volta del “baffo” più famoso di Pompei.
Ricordo chiaramente quella mattina in cui intervistai il consigliere comunale del Psi, Lo Sapio. Una mosca bianca in un consiglio comunale composto per la stragrande maggioranza da scudi crociati che nella città del Santuario della Madonna del Rosario venivano eletti a camionate. Non guidavo ancora, non avevo la patente, non avevo ancora l’età per conseguirla e arrivai a Pompei in Circumvesuviana. Proprio tanti, tanti anni fa. Da quella prima occasione tante sono state le volte in cui ho scritto o pubblicato di lui sul nostro Gazzettino vesuviano.
Tanti articoli, tante parole, non sempre benevole, per raccontare la politica pompeiana, l’azione politica del consigliere, dell’assessore, del sindaco ombra, come a volte ho scritto, abbiamo scritto. In piazza, a Palazzo De Fusco. Al secondo piano o nella stanza del sindaco, nei corridoi o in aula consiliare, sempre pronto a prendersi quella breve pausa, abbassare la testa per riordinare le idee e poi da vecchia volpe della politica a rispondere in maniera netta e sicura.
Un politico spregiudicato, un uomo forte che perseguiva i suoi obiettivi, che non temeva il confronto con la stampa, una persona seria, un amministratore capace. In tanti, noi della stampa, lo abbiamo definito in tutti i modi possibili. Oggi forse è facile “santificato”, ma spesso risultava più facile ancora inventare neologismi negativi o attaccarlo per la sua azione politica, per le sue scelte amministrative. Lo sport del tiro al politico forte è sempre stato il preferito, non solo dai giornalisti.
La verità è che era un uomo innamorato della politica e ancora di più innamorato della sua città. Della città che lo aveva adottato e per la quale da sempre si era speso, impegnato, prodigato: all’opposizione o in maggioranza senza mai abbassare il tenore delle sue battaglie, in una delle quali mi trovai parzialmente e convintamente coinvolto anni fa. Le nostre idee non erano proprio sovrapponibili, ma spesso era l’unico politico di cui potevi fidarti, che ti diceva le cose senza infarcirle di mezze verità e che manteneva le parole date.
Era un appassionato, come dicevo, della politica e nel 2020 aveva coronato l’ambizione, e non sempre questa parola ha un’accezione negativa, di guidare Pompei. Molti in questi anni gli obiettivi raggiunti contando sempre sulla grande esperienza e sulle spalle forti che si era costruito in tanti anni di vita amministrativa. Troppi per qualcuno, pochi, purtroppo, alla luce dei risultati ottenuti. In una delle ultime interviste mi raccontava delle lamentele che gli venivano dalla signora Giovanna, la moglie, che per tornare a casa, specie nei giorni festivi, trovava tanto traffico: “Bene, ottimo – mi disse – e segno che in tanti vengono nella nostra città nuovamente, è un altro risultato importante che la gente venga a vivere Pompei, a portare ricchezza ai nostri commercianti, ai nostri imprenditori”.
Prima di tutto il bene, la crescita di Pompei che nella sua idea amministrativa doveva diventare il faro per guidare la crescita di tutta un’area, dal vesuviano ai Monti Lattari alla Penisola Sorrentina. Una visione vincente che ha continuato a perseguire fino al suo ultimo giorno da sindaco. Fino a poche ore dalla morte con sul petto il tricolore riservato al primo cittadino. Consapevole del suo male, senza mai arrendersi. Si dice che abbia confidato a qualche amico: “Se non fossi stato il sindaco di Pompei, forse, mi sarei arreso già da tempo alla malattia. E invece ogni mattina mi alzo e vado in Comune perché sono il Sindaco”.
Non lo so, ma penso che se avesse potuto scegliere avrebbe preferito lasciarci da sindaco. Come un grande attore che sogna di lasciare la vita terrena proprio sulle tavole del palcoscenico così Carmine Lo Sapio ci ha lasciato facendo quello che per una intera vita aveva amato fare, amministrando la sua città e guidando la sua comunità da primo attore. Non siamo mai stati amici, nel senso più nobile della parola, ma resto convinto che eravamo legati da una profonda stima reciproca. Mi mancherà. E allora non mi resta che lasciare, alla fine di questi miei pensieri, un ultimo saluto ad una persona perbene ad un uomo legato alla famiglia e agli affetti più intimi, gli unici che quotidianamente lo distraevano teneramente dall’altro amore della sua vita: la politica.
Gennaro Cirillo









