All’udienza del 22 dicembre, il Tribunale di Torre Annunziata ha posto un punto fermo su una lunga e complessa vicenda di criminalità ambientale che per anni ha colpito il patrimonio marino della penisola sorrentina. Con la decisione assunta, sono state accertate responsabilità, ruoli e danni di un sistema illecito strutturato e pervasivo, operante in modo continuativo sul territorio.
Il procedimento giudiziario si è articolato in 37 udienze, a partire dal dicembre 2021, e ha coinvolto sei imputati chiamati a rispondere, a vario titolo, dei reati di disastro ambientale, ricettazione, associazione per delinquere finalizzata alla pesca illegale di datteri di mare, danneggiamento aggravato, distruzione di habitat in sito protetto, distruzione di bellezze naturali e commercio di sostanze alimentari nocive.
Il Tribunale ha riconosciuto la piena sussistenza dell’organizzazione criminale, infliggendo sette anni di reclusione al promotore e capo del sodalizio. Sono state disposte inoltre condanne di sei anni e sei mesi per un componente, sei anni e otto mesi per un altro associato e cinque anni e otto mesi ciascuno per altri due imputati, tutti ritenuti colpevoli anche dell’aggravante ambientale.
Le pene sono state accompagnate dall’interdizione perpetua dai pubblici uffici e dall’interdizione legale per tutta la durata della condanna.
Il Tribunale ha disposto anche il risarcimento dei danni in favore del Ministero dell’Ambiente, del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali e dell’associazione Marevivo, costituiti parti civili nel processo. Un sesto imputato è stato assolto per intervenuta prescrizione, mentre altri soggetti coinvolti avevano già definito la propria posizione in procedimenti separati tra giudizi abbreviati, appelli e patteggiamenti.
La ricostruzione accolta dal Tribunale ha delineato l’esistenza, a partire dal luglio 2016, di un’organizzazione criminale stabile e ben strutturata, operante nei comuni di Castellammare di Stabia, Vico Equense, Piano di Sorrento, Meta di Sorrento, Sorrento e Massa Lubrense. Il gruppo era dedito in modo sistematico alla raccolta, detenzione e commercializzazione illegale di datteri di mare e vongole veraci di Rovigliano, prodotti la cui pesca è vietata da oltre vent’anni.
Le attività illecite hanno provocato un disastro ambientale di rilevanti proporzioni, con la distruzione meccanica di rocce e scogli lungo oltre sei chilometri di costa. È stato accertato l’annientamento delle comunità bentoniche fino a quindici metri di profondità, con un’alterazione irreversibile dell’ecosistema marino e la compromissione di aree ad altissima biodiversità.
Particolarmente grave è risultato il danno all’interno dell’Area Marina Protetta di Punta Campanella e dei siti tutelati dalla rete Natura 2000, dove la perdita del bene geologico e biologico è stata definita permanente. Nel corso delle indagini sono state sequestrate oltre due tonnellate e mezzo di datteri di mare e più di 675 chilogrammi di vongole veraci, a conferma della dimensione industriale del traffico illecito.
La sentenza, pronunciata il 23 dicembre 2025, rappresenta un passaggio giudiziario di grande rilievo nella tutela dell’ambiente marino, riaffermando la centralità della legalità e la necessità di una difesa rigorosa degli ecosistemi costieri contro forme di sfruttamento criminale organizzato.










