“Gragnano Oltre”, un’associazione culturale recente, radicatasi nel territorio, il cui nome lascia intuire il desiderio di rendere la propria terra il medio che fornisca alla cittadinanza l’opportunità di assimilare iniziative culturali di ampio respiro.
Non è un caso che il recente percorso di questa associazione abbia visto – e possa vantare – nomi illustri, quali, primo fra tutti per notorietà, il filosofo Massimo Cacciari, e a seguire quelli, affatto meno considerevoli, dei Chiarissimi docenti universitari Enzo Cocco, Giuseppe Limone e Gennaro Carillo.
Il percorso, sotto il nome di “L’Ombra Occidentale”, si è prefisso di far correre di pari passo discussione di arte e di filosofia e seguirne le rispettive interdipendenze, d’altronde ineliminabili, che si intrecciano con le questioni etico-politiche della contemporaneità.
“La morte di Dio e il senso della vita nel compimento del nichilismo, l’ arte come spazio della memoria tragica” elenca il presidente dell’associazione Antonio Marchetti, fornendo al pubblico le coordinante di questo spazio di riflessione.
Pare altrettanto significativo il sito scelto per l’esposizione di tali scottanti riflessioni; un luogo fuori dal tempo, la cui atmosfera suggestiva sembra essere tipica di un passato che non potrà mai venire alla luce in maniera definitiva. Ecco perché non è un caso che l’intera iniziativa sia sorta presso il monastero San Michele Arcangelo, struttura della quale non si riesce ad indicare con attendibilità l’anno di fondazione; che lasciamo, non poco romanticamente, alla mercé d’un tempo oscuro ma non per questo meno nostalgico e ammaliante.
Ad impreziosire il percorso dell’associazione ha provveduto uno dei nomi più illustri della pittura odierna, Franco Cipraino, il cui prestigio non ha certamente bisogno di panegirici introduttivi.
La pittura tuttavia non è stata una mera veste esteriore subentrata in un secondo tempo, quanto piuttosto il nodo delicato intorno al quale è divenuto possibile fornire senso all’intero percorso. Si tratta, in effetti, di una pittura incentrata sull’interrogazione e, dall’interrogazione stessa, ricondotta a eventuale ed esemplare luogo di ogni rivelazione.
La quiete monastica e l’intuizione dell’artista corrono sullo stesso binario, e difatti risulta impossibile non riscontrare nell’estetica di Cipriano una decisiva e lacerata indole, se non compiutamente religiosa, piuttosto“mistica”. Non vi sono corpi nelle tele, se non corpi incidentali, quasi involontari, manifesti all’evidenza solo a patto di cedere ad ogni nozione precostituita di arte. Dalle tele emergono toni cupi, ancestrali, quasi fossero fossilizzati nell’ attimo stesso della loro genesi.
Da questi pochi elementi è facile cogliere la naturalezza – non per questo priva d’impegno e serietà – con la quale è stato possibile dare vita al discorso, a quel “dialogo dell’anima filosofica con sé stessa” che non rinuncia a confrontarsi con l’alterità, sia essa ideologica o religiosa.
Vivido e fruttuoso terreno di prova per l’associazione è stato l’incontro con le studentesse e gli studenti delle scuole superiori, i cui occhi hanno avuto l’opportunità di confrontarsi direttamente con l’opera del Maestro e di constatare di fatto, in concreto, il fervore della pittura di Cipriano. Diversi sono stati i giudizi degli alunni/e, come riporta la professoressa Elvira Celotto e, soprattutto, incessante è risultata essere la discussione scaturita dall’incontro. Una alunna, per grazia d’esempio, si domanda ancora se sia riuscita a cogliere o meno il senso di quella pittura; sembra così che l’interrogazione da cui muove quella peculiare forma d’arte divenga condivisibile, e soprattutto, che venga condivisa durante la contemplazione. Se così fosse, allora, il pretesto dell’arte sarebbe davvero un luogo neutro di comunicazione intersoggettiva da cui attingere per dar vita al movimento stesso della cultura, per dare adito, quindi, al bisogno impellente di domandarsi, a partire dalla quotidianità, quale sia il proprio “posto” non più e soltanto nel territorio ma anche e, soprattutto, nel mondo.
Gaetano Cinque