Castellammare, uccide il padre con un dardo: “ci pensavo da tempo”

fotoHa ammesso subito di avere mirato per uccidere il padre, con la balestra medievale che custodiva in casa: Nicola D’Auria, di 24 anni di Castellammare di Stabia (Napoli), ieri sera ha mirato alle spalle il genitore, Pasquale D’Auria, di 48 anni, morto un’ora dopo essere stato colpito, nonostante gli sforzi dei sanitari dell’ospedale San Leonardo. Agli inquirenti che lo hanno interrogato nella serata di ieri, Nicola D’Auria avrebbe detto: ”ci pensavo da tempo”. Nicola si e’ costituito qualche ora dopo la morte del padre, anche perche’, intorno a lui, gli agenti del commissariato locale – diretti dal vicequestore Pasquale De Lorenzo e dal Commissario Francesco Mainardi – foto (1)avevano fatto terra bruciata. Una vera e propria ”rete” di controlli ha impedito al giovane di tentare qualsiasi via di fuga. Oltre cento gli uomini di pattuglia nella citta’ che, con la Polizia stradale, hanno chiuso le via d’accesso all’autostrada e verso la Penisola sorrentina. In campo e’ scesa anche la Polfer che aveva ricevuto le segnalazioni per tenere sotto controllo tutti i treni in partenza verso la Calabria – dove abita la madre del ragazzo – e verso il Nord Italia. Allertati anche tutti gli agenti dei commissariati periferici di Torre Annunziata, Pompei e del Salernitano. Il giovane si e’ sentito braccato e ha scelto di consegnarsi spontaneamente ai carabinieri di Sant’Antonio Abate, dove e’ stato accompagnato dai parenti della madre, originari di Scafati. Il figlio della vittima ha raccontato di avere litigato con il padre e ha ammesso le proprie responsabilita’. In casa custodiva un ”arsenale” di armi giocattolo. Ma non solo. La polizia, infatti, indaga sulla ”modifica” di una delle pistole in possesso del ragazzo, resa una potenziale arma letale. Il risvolto importante di questa drammatica vicenda e’ infatti rappresentato dal ritrovamento di numerosi pezzi di armi presumibilmente destinati a rendere ”vere” quelle giocattolo. Potrebbe, pertanto, non trattarsi solo di una ‘passione’ per quello che viene chiamato ‘softair’, cioe’ i giochi di tattica bellica praticati come sport. Nicola D’Auria ne era appassionato, tuttavia, dovra’ giustificare la presenza in casa di una pistola scacciacani modificata in una ‘semiautomatica’, di 5 carrelli di scacciacane, 3 caricatori, un castello della pistola, un tamburo di pistola a revolver, 26 ogive di calibro 9 e 300 bossoli, coltelli e un machete dalla lama lunga un metro, mitragliette e carabine softair. C’era anche una pinza incapsulatrice, per inserire inneschi, oltre foto (3)alla balestra e ai dardi ad essa abbinati con le punte a doppia lama, come quella che ha ucciso il padre. Mancava del tutto della polvere da sparo per elaborare i proiettili, e gli investigatori si chiedono se non ne facesse commercio. Gli agenti si chiedono anche quanto il padre fosse estraneo a quest’hobby del figlio, avendo nel passato dei precedenti per armi. Nella tragedia hanno giocato i rapporti tesi tra i due congiunti e vecchi rancori per le liti che avrebbero allontanato la madre del ragazzo circa dieci anni fa. La donna viveva a Ciro’ Marina ed e’ giunta ieri a Castellammare di Stabia per poter vedere le altre due figlie, le sorelle di Nicola. Per ora il Tribunale non le concede di poter incontrare le ragazze e la donna dovra’ farsi riconoscere questo diritto ricorrendo a vie legali.

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