Puglisi CNI Unesco: “Grande Progetto Pompei in mano alla Protezione Civile”

arco pompeiL’Unesco richiama Pompei e l’Italia ai propri doveri per salvaguardare meglio il Patrimonio dell’Umanità più famoso al mondo. Durante il World Heritage Commitee tenutosi in Cambogia, i membri dell’Unesco hanno scandito chiaramente dei concetti, purtroppo tristemente noti. Gli Scavi di Pompei si trovano in uno stato di preoccupante degrado: i muri crollano; le domus sono danneggiate; molte aree sono chiuse al pubblico; c’è il rischio di nuovi cedimenti; l’abusivismo edilizio imperversa anche nelle immediate vicinanze dell’area archeologica pompeiana; pitture, stucchi e mosaici sono tutt’altro che tutelati; i restauri vanno a rilento; le sempre presenti infiltrazioni d’acqua rappresentano un pericolo da non sottovalutare per tutto il parco archeologico all’aperto più apprezzato al mondo. Insomma, un quadro sconcertante, ma reale, che sbiadisce ulteriormente il tanto conosciuto rosso pompeiano, sempre più in pericolo. Insieme al triste e interminabile elenco di criticità, l’Unesco ha pure dato delle direttive da seguire che riguardano – come da regolamento dell’organizzazione delle Nazioni Unite – anche il contesto cittadino in cui si trovano gli scavi. E alle direttive, conseguono le scadenze: 31 dicembre 2013, 31 dicembre 2015. La prima data riguarda esclusivamente la presentazione del Piano di Gestione (management plan) che la Soprintendenza sta redigendo (per ora senza successo) da mesi e che rappresenterà la vera garanzia per non spostare Pompei, Oplonti ed Ercolano dalla lista dei Patrimoni dell’Umanità a quella dei Patrimoni in Pericolo (in danger), per poi cancellare le tre aree archeologiche definitivamente dai patrimoni Unesco. Il 2015, invece, è il termine ultimo che anche l’Unione Europea ha concesso per la consegna dei 39 cantieri di restauro previsti all’interno del Grande Progetto Pompei, finanziato con 105 milioni di euro dell’UE, fondi veicolati dalla Regione Campania.
Di questi 39 cantieri, solo due sono partiti (domus del Criptoportico e domus dei Dioscuri), uno è stato assegnato (domus di Sirico), mentre due sarebbero in fase di assegnazione, ma rallentati dai tanti accertamenti atti ad evitare infiltrazioni malavitose nell’aggiudicazione degli appalti. Le curiosità (molto pericolose) nell’assegnazione di questi appalti sono due: a vincere le gare è sempre la stessa ditta, la Perillo costruzioni generali srl di Napoli; la stessa azienda napoletana ha operato fortissimi ribassi (52,11% – 56,70% – 54,95%). Si tratta di una ditta che ha già lavorato per la Soprintendenza in passato, è affidabile, ma le precauzioni in questi casi non sono mai abbastanza. In questi giorni, però, sono arrivate le pressioni di Gianni Puglisi, rettore della IULM ma soprattutto presidente della Commissione Nazionale Italiana per l’Unesco. Il capo della CNI Unesco, infatti, per evitare che l’area archeologica pompeiana possa essere anche solo lontanamente avvicinata alla “black-list” dei patrimoni in pericolo, ha chiesto entro fine anno “un intervento del Governo presieduto da Enrico Letta”. Al di là del Grande Progetto Pompei, per Puglisi serve “una governance straordinaria con ampi poteri” per interventi immediati e diretti, come dichiarato al Corriere del Mezzogiorno. Una sorta di nuovo “commissariamento” dopo quello della Protezione Civile che solo danni ha portato a Pompei? La conferma arriva dallo stesso Puglisi durante “KlausCondicio”, il programma di Klaus Davi in onda su YouTube: “Ho sottoposto all’attenzione del Ministro dei Beni Culturali la possibilità di porre tutta la materia sotto le leggi della Protezione Civile considerando l’opportunità di mettere al riparo, preventivamente, i turisti dai potenziali rischi che possono correre in condizioni di particolare difficoltà ed emergenza dei siti artistici. Si dovrà trovare un Commissario con enormi capacità e profonda comprensione della materia. Credo sia l’unica maniera con cui, in tempi rapidi, si possa fruire delle ingenti risorse provenienti dall’Unione Europea, mettere a sistema la materia e fare tutte le varie cose, compresi i molti e complessi adempimenti”.
In pratica, mentre dalla Procura di Torre Annunziata si attendono provvedimenti sulle inchieste già in corso che riguardano proprio la gestione commissariale che ha deturpato gli Scavi di Pompei, il massimo esponente italiano dell’Unesco richiama in causa ancora una volta la Protezione Civile che, tra sprechi e scempi, bene non ha proprio fatto. Intanto, in un polverone di critiche, polemiche, richiami e ritardi, il Grande Progetto Pompei avanza – a rilento – ma restano ancora serissimi dubbi sulla trasparenza degli appalti. Il problema vero, oltre all’assenza del Piano di Gestione, resta l’ordinario che continua ad essere spinto verso lo straordinario. Un sistema, questo, che finora non ha pagato, né a Pompei – vedere il triste risultato ottenuto con il “nuovo” Teatro Grande – né altrove in Italia. Nella fretta dei tanti richiami arrivati dall’interno e dall’esterno, si rischia di velocizzare tutto, compiendo il solito pasticcio. Ma è pur vero che la lentezza del Grande Progetto rischia ugualmente di danneggiare irrimediabilmente Pompei. Trovare un equilibrio, un giusto mezzo, sarebbe l’ideale per essere concreti e non distruttivi, pur nella consapevolezza che la cancellazione di Pompei dai Patrimoni dell’ Umanità sicuramente sarebbe un autogol d’immagine per tutti, a cominciare proprio dall’Unesco.

Dario Sautto

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano