Sindaco si, sindaco no, sindaco forse. Questo lo strano ritornello ultimamente udibile tra gli addetti ai lavori a Ercolano : in una sorta di super toto politica si rincorrono nomi più o meno eccellenti e più o meno legati al passato amministrativo locale. Gli attuali assessori Antonio Liberti e Antonello Cozzolino, figure legate da decenni all’amministrazione comunale, potrebbero essere in lista per assurgere alle glorie del palazzo di città all’interno di una maggioranza consiliare che starebbe nel contempo facendo nuovamente “quadrato” intorno all’attuale sindaco Vincenzo Strazzullo.
Un solo nome potrebbe concretamente imporsi sul campo e apportare “aria nuova” nella comunità ercolanese : il consigliere comunale primo eletto nelle fila del Pd Ciro Buonajuto avrebbe tutte le caratteristiche professionali, gestionali e comunicative per essere alla guida di una città in cui purtroppo sono sempre in meno ercolanesi a credere. Rampollo di un casato celeberrimo sotto il profilo sia politico che professionale, Buonajuto incarnerebbe la sete di riscatto anelata da troppo tempo dai giovani e da chi non ha mai ceduto le armi dinanzi al più deprimente lassismo e all’indifferenza di chi per troppo tempo ha vegetato in municipio.
La città è in ginocchio e non ammetterlo sarebbe un “crimine ”. Pur lodando il coraggio di imprenditori e volontari, non si può pretendere di affidare solo nelle mani di questi ultimi il destino di un contesto urbano in cui devono essere una volta e per tutte i politici a fare la loro parte. Tutto è capirsi però sul termine politici, intesi non come astratti figuri buoni solo a perseguire il proprio tornaconto ma come democratiche e capaci espressioni di un consenso popolare avulso a qualsiasi condizionamento di sorta. Fin che la fame, la scarsa scolarizzazione e il clientelismo spicciolo impereranno a Ercolano sarà impossibile costruire un sistema democratico nel quale far germogliare giovani talenti da troppi anni orfani di concreti riferimenti istituzionali.
Per amore della città chi sa di essere responsabile dovrebbe rassegnare le dimissioni facendo finalmente spazio al nuovo modello ercolanese, al risorgimento dei costumi e delle potenzialità insite in un territorio che vanta duemila anni di storia.
Alfonso Maria Liguori