“Terra Santa”, i resti mortali nelle cassette di plastica. Storia di un “sistema”

CIMITERO POMPEIPOMPEI – “All’interno della sala lavaggio – essiccazione ci siamo trovati di fronte ad uno scempio difficilmente descrivibile. Resti contenuti all’interno di casse di plastica solitamente utilizzate per la raccolta del pomodoro. Resti non mineralizzati e non tutti identificabili. C’erano anche dei resti mortali di un bambino, credo avvolti in un piccolo lenzuolino, all’interno di una cassa di biscotti di latta”. A parlare è Antonio Somma, uno degli indagati coinvolti nell’inchiesta di polizia di stato e Procura di Torre Annunziata denominata “Terra Santa”, che ha portato all’alba di oggi all’esecuzione di nove misure cautelari. La terribile testimonianza è contenuta negli atti dell’indagine firmati dal gip Emma Aufieri.

Bisogna partire da lontano per comprendere tutti gli eventi. È il 29 settembre del 2011 quando il consiglio comunale di Pompei delibera di affidare i servizi cimiteriali in concessione ad una società privata attraverso una procedura di esternalizzazione. Il tutto è preceduto da uno studio di fattibilità affidato al dirigente del VI Settore Andrea Nunziata. Lo studio rileva molte criticità nella gestione sia per quanto riguarda le operazioni cimiteriali sia per l’attività di manutenzione ordinaria e straordinaria sia per la gestione delle lampade votive. Dunque bisogna procedere alla procedura d’appalto, indetta con un bando approvato il 28 giugno 2012, vinta dalla società “Mirca sas” con sede legale a Sant’Antonio Abate. L’azienda firma il contratto di affidamento in concessione il 19 giugno 2013.

Tuttavia, fino al settembre del 2013, restano in servizio presso il cimitero di Pompei Carmine Casciano e Pasquale Cesarano, rispettivamente responsabile del cimitero e addetto con funzioni amministrative. Il loro compito è quello di affiancare il nuovo gestore del servizio. Dunque, prima dell’affidamento dei servizi, questi ultimi sono gestiti direttamente dal Comune di Pompei.

Il periodo d’indagine è proprio questo, ovvero tra l’agosto 2011 fino ad oggi. Oltre all’imminente passaggio di cantiere nel periodo in oggetto accadono altri tre fatti: il passaggio di responsabilità del cimitero da Carlo Sorrentino, deceduto nell’agosto 2011, a Carmine Casciano; il blocco del progetto di realizzazione di una nuova area loculi all’interno del cimitero che ha visto l’assegnazione, con bando pubblico regolarmente indetto, di 592 loculi; la mancanza di fosse per l’interramento.

Da questi fattori nasce il sistema per realizzare il massimo profitto attraverso la gestione illecita delle esumazioni. Scrive il gip Aufieri: “Approfittando nel modo più bieco della disperazione per la mancanza di una ‘sistemazione’ adeguata, hanno dato vita ad un sistema illegale di vendita ‘in serie’ di loculi all’interno del cimitero di Pompei. (…) Hanno fatto una ‘strage’ di esumazioni”. Così capita che le persone interessate ad un posto al cimitero si rivolgono ai responsabili della struttura che risolvono il problema a modo loro dietro il pagamento in contanti di due o tremila euro.

Come scegliere i defunti da spostare per fare spazio? I loculi venivano individuati in duplice modo: verificando dalle carte quelli che non avevano un formale assegnatario oppure verificando tra tutti i concessionari quelli che da lungo tempo non si recavano al cimitero per onorare i defunti. E, in vista dell’esternalizzazione del servizio alla Mirca e quindi alle incognite future, si comincia a dare un impulso alle attività illecite di esumazione come alla vendita dei loculi disponibili. Secondo l’accusa tutto filava liscio con il placet di ispettori dell’Asl come dell’allora sindaco Claudio D’Alessio: i primi avrebbero dovuto presenziare alle esumazioni, il secondo avrebbe dovuto autorizzarle. Nessuna delle due cose sarebbe mai accaduta. Poi, con l’arrivo della Mirca il mondo politico assume un ruolo chiave. Tutti vogliono “un posto giù”, ovvero nell’area più accessibile e più curata del cimitero dove onorare i propri defunti. Si chiedono posti per inumare e si lasciano gli addetti comunali ai propri posti nonostante l’arrivo del privato. Tutto dovrebbe filare liscio, tutto filerà liscio fino a quando una fonte confidenziale rivela l’esistenza del “sistema”. La sala lavaggio citata all’inizio, con i suoi resti mortali stipati in casse di plastica e di latta, è il prodotto di tutto questo.

 

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