Un affiliato del clan “Gionta” avrebbe manifestato la sua disponibilità a collaborare con le forze dell’ordine.
Si tratterebbe di Michele Palumbo, nuovo collaboratore di giustizia. “Munnezza” il soprannome con il quale è conosciuto nella criminalità oplontina, ed è da ben sei anni in carcere dopo che fu arrestato il 23 settembre 2009, dopo circa un anno e mezzo di latitanza.
Si era rintanato in un nascondiglio al quale si accedeva da una botola con apertura meccanica sulla parete di un appartamento, camuffata con l’applicazione di un termosifone. Quel giorno non oppose resistenza all’arrivo degli organi di polizia, ma cercò solo di difendersi, con un documento falso dalle accuse che gli venivano mosse (associazione a delinquere di stampo mafioso e traffico internazionale di stupefacenti, aggravato dall’articolo 7).
Tra le altre cose, Palumbo ha, a suo carico, anche una condanna all’ergastolo per l’uccisione di Ettore Merlino, un pregiudicato che era affiliato ad un clan di Ercolano. La sua colpevolezza in questa azione, così come quella dei suoi “colleghi”, è stata resa nota dal sequestro di un filmato girato dalle loro stesse telecamere, che consegnò alle indagini, su un piatto d’argento, i nomi di tutti coloro che avevano partecipato a quell’agguato.
Con quelle immagini si riuscì a risolvere uno dei tanti omicidi di camorra, e, se si confermeranno le indiscrezioni su Palumbo (la Dda non si è ancora espressa), con i suoi racconti sarà possibile scoprirne molti altri.
Gennaro Esposito