Lunedì 27 febbraio, alle ore 19, presso la Sala Affreschi della Stazione Zoologica Anton Dhorn, sita in Napoli, all’interno della Villa Comunale, sarà inaugurata la mostra dal titolo “Theodor Boveri at the Naples Zoological Station”. L’evento si terrà nell’ambito del simposio internazionale “From Boveri to Davidson: Embryological Approaches to Genomic Function”.
Durante la mostra i preziosi vetrini, contenenti i preparati microscopici del celebre naturalista e biologo tedesco, torneranno, dopo più di un secolo, nella Città di Napoli, dove lo scienziato, vissuto a cavallo dei secoli XIX e XX, pose le fondamenta della teoria cromosomica dell’ereditarietà. I vetrini, provenienti dal “California Institute of Technology”, potranno essere ammirati dagli addetti ai lavori a partire dal giorno dell’inaugurazione e dal pubblico martedì 28 febbraio 2017, dalle 9,00 alle 11,30 e dalle 15,00 alle 18,00.
I vetrini di Boveri raccontano una storia straordinaria che incomincia proprio da Napoli, passando per la Germania, dove rimasero integri anche dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, per essere infine recuperati in una cantina dell’Università di Würzburg negli anni Novanta del secolo scorso per divenire oggetto di studio per i ricercatori del “California Institute of Technology”. A studiarli nuovamente fu Eric Davidson, scomparso nel 2015 e insignito nel 2011 dell’ambito “International Prize of Biology” per il suo lavoro pionieristico sulle reti di regolazione genica dello sviluppo. Lo studioso dedicò la vita allo studio delle basi molecolari e della meccanicistica dello sviluppo degli animali, ovvero cerando di comprendere come gli animali sono strutturati, leggendo le istruzioni codificate nel genoma e come dovrebbero interagire in modo che la differenziazione cellulare e regolazione genica che si verifichi in organismi multicellulari portandolo a indagini sul ruolo della regolazione genica in linea cellulare ed embrionale, dando immenso contribuito a molte discipline biologiche, tra cui la biologia dello sviluppo, biologia dei sistemi e biologia evolutiva dello sviluppo.
Il convegno “From Boveri to Davidson: Embryological Approaches to Genomic Function”, celebra queste due vite scientifiche che, a 100 anni di distanza, sono state dedicate a decifrare il contenuto del nucleo e il suo ruolo nello sviluppo embrionale in una sinergia che supera i tempi.
Theodor Boveri fu infatti una vera avanguardia nelle scienze, dopo gli studi umanistici si dedicò alle Scienze Naturali non perdendo di vista la propria inclinazione artistica e la fortissima intuizione e dedizione alla ricerca infatti, la maggior parte della sua opera scientifica, fu dedicata allo studio di quei processi ai processi di ereditarietà e sviluppo. Boveri approfondì le teorie di alcuni studiosi usando per le sue ricerche l’uovo dell’Ascaris megalocephala che lo portarono a comprendere quella che definì i “due corpi polari”, ovverossia che ogni cromosoma risulta diviso a metà e poi ricompletato con mezzo cromosoma di provenienza spermatica che si aggiunge alla fecondazione. Definì anche il concetto di centrosoma e ne dimostrò la sua funzione nello sviluppo dell’uovo fecondato. Egli capì che dal punto di vista morfologico i cromosomi sono “elementi organizzati autonomamente nella cellula” e passano da questa alle cellule figlie e da un individuo alla sua discendenza.
Da ciò arrivò a capire che le cellule sottoposte ad assorbimento di cromosomi ad opera del citoplasma davano origine alle cellule somatiche, quelle che invece non erano sottoposte a tale processo davano origine alle cellule germinali. Studiò anche anatomia comparata, l’anfiosso e le sue somiglianze coi vertebrati, studiando il significato filogenetico dei fotorecettori capì che il calice ottico dei vertebrati potesse derivare da questa struttura ed addirittura ipotizzò che l’instabilità genetica fosse causa dei tumori maligni, studi confermati solo di recente scoprendo che i tetraploidi, nel duplicare i centrosomi impediscono a quest’ultimi di mantenere stabile il genoma.
Tra gli altri questi ultimi studi furono compiuti proprio presso la Stazione Zoologica Anton Dohrn, con l’uso e lo studio degli storici vetrini usando embrioni di riccio di mare, eseguì i primordiali esperimenti che stabilirono come: “Solo una precisa combinazione dei cromosomi contenuti nel nucleo delle cellule embrionali permette lo sviluppo normale di un organismo” . La città di Napoli era in quel periodo di transizione culla del sapere anche scientifico .
La mostra e il convegno sono stati fortemente voluti e organizzati, dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn con la collaborazione dell’Istituto per la storia del pensiero filosofico e scientifico moderno (C.N.R.). L’evento si colloca, inoltre, nell’ambito dell’iniziativa “Celebrando Darwin”, in collaborazione con l’Università degli Studi Federico II. Un’occasione unica per celebrare la storia scientifica della città partenopea.
Giovanni Di Rubba