“Il segretario del Governo di Jalisco, in Messico, Roberto Lopez Lara, ha dichiarato in una conferenza stampa l’altro ieri che ci sono due mandati di arresto sul caso dei tre italiani scomparsi: sono due settimane che dice la stessa cosa però non fa mai i nomi. Vorrei che l’Italia richiedesse almeno di sapere di chi si tratta”. É lo sfogo di Francesco Russo, figlio di Raffaele Russo, fratello di Antonio e cugino di Vincenzo Cimmino, gli italiani che da gennaio risultano scomparsi in Messico.
Le famiglie Russo e Cimmino hanno più volte sottolineato di non avere fiducia nelle autorità messicane e chiesto un maggiore coinvolgimento italiano, anche nelle indagini. Di recente una delegazione della Farnesina si è recata nel Paese del Centro America per incontri con le istituzioni locali. Inoltre sempre i congiunti dei tre dispersi hanno anche messo a disposizione due milioni di pesos, oltre 90mila euro, per chiunque riesca a fornire informazioni sulla sorte toccata a Raffaele, Antonio e Vincenzo.
Una brutta vicenda che sembra non avviarsi ancora verso un epilogo positivo. Troppi gli interrogativi, i dubbi da sciogliere in merito alla scomparsa dei 3 napoletani in Messico che assume sempre più i connotati di un vero e proprio giallo. Poca incisività da parte delle autorità messicane che ad oggi hanno presentato risultati insoddisfacenti nel corso di indagini condotte con una certa approssimazione. Non è chiaro se si tenti di nascondere responsabilità magari legate a istituzioni locali o si brancoli nel buio perché confusi da false piste e depistaggi costruiti ad arte. Le famiglie sono ormai allo stremo: a questo punto cominciano seriamente a temere per l’incolumità dei propri cari, timore che comprensibilmente aumenta con il passare del tempo e il prolungato silenzio da parte degli inquirenti messicani su quanto realmente accaduto ai congiunti.
Alfonso Maria Liguori