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Gruppo Forza Italia interroga il Ministero della Salute sull’esecuzione delle autopsie dei deceduti Covid

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Gruppo Forza Italia interroga il Ministero della Salute sull’esecuzione delle autopsie dei deceduti Covid

Il 20 maggio viene presentata alla XII Commissione Affari Sociali, indirizzata al Ministero della Salute, una “interrogazione” a risposta immediata, che ha visto come primo firmatario BAGNASCO ROBERTO (Forza Italia) e come co-firmatari NOVELLI ROBERTO, MUGNAI STEFANO, BOND DARIO, VERSACE GIUSEPPINA, BRAMBILLA MICHELA VITTORIA (tutti Forza Italia).

Gli interroganti descrivono che la circolare della direzione generale della prevenzione sanitaria del Ministero della salute, la quale contiene indicazioni sul settore funebre, cimiteriale e di cremazione, “ha un chiaro indirizzo a non procedere per l’intero periodo della fase emergenziale all’esecuzione di autopsie o riscontri diagnostici nei casi conclamati Covid-19, sia se deceduti in corso di ricovero presso un reparto ospedaliero sia se deceduti presso il proprio domicilio”.

Viene inoltre descritto che nella fase iniziale dell’epidemia, “nei pronto soccorso sono giunti pazienti con inizio di trombosi e che molte siano state le morti per embolie polmonari massive”.

I rappresentanti di Forza Italia inoltre ricordano che il sito web affaritaliani.it scrive quanto segue: “Una svolta nella lotta ai Coronavirus è arrivata quando qualche medico ospedaliero fuori dal coro ha effettuato delle autopsie sui cadaveri dei pazienti deceduti durante la pandemia. Grazie a queste autopsie si è potuto così scoprire che il primo effetto del Covid-19 è la Cid, coagulazione intravascolare disseminata. Cioè la formazione di grumi nel sangue e di trombosi. Solo in seguito, e nei casi resistenti alle cure antitrombosi, arrivava la polmonite interstiziale doppia. Si è così capito che i trattamenti fin lì seguiti negli ospedali, basati sulla ventilazione meccanica nelle terapie intensive, erano controindicati”.




I deputati aggiungono che “se fossero state eseguite più autopsie, magari anche la corsa alle terapie intensive per la necessità della ventilazione meccanica si sarebbe forse potuta evitare”, oltre che “le complicanze da Covid sono state in qualche misura prodotte da errate diagnosi e, conseguente, inadeguata terapia”.

I parlamentari concludono la loro interrogazione riportando che sarebbe bastato “forse fare da subito l’autopsia ai primi deceduti da Covid per evitare percorsi e rimedi sbagliati e controproducenti”, inoltre riconoscono che “grazie alla svolta nelle conoscenze mediche, non si parla più di rianimazioni e ventilazioni che peggioravano il quadro clinico”, ma “grazie alle scoperte scaturite dalle autopsie, al primo sintomo si interviene sui pazienti contagiati anzitutto con i fluidificanti del sangue”.

circolare autopsie




La risposta del sottosegretario alla salute Zampa

“In primo luogo, va sgombrato il campo da un equivoco: la circolare del Ministero della Salute non detta alcun divieto di effettuare autopsie, né potrebbe farlo, considerato che non è un atto normativo di livello primario.

Tuttavia, al fine di tutelare la salute degli operatori sanitari, con la circolare si è raccomandato di limitare il ricorso a tale tipo di riscontro diagnostico.

In altri termini, considerati i rischi connessi all’effettuazione delle autopsie, si è inteso salvaguardare la salute e la sicurezza dei professionisti sanitari, nonché la salute degli operatori del settore funerario e, naturalmente, della popolazione in generale.

Conferma del fatto che obiettivo della circolare ministeriale non è quello di proibire le autopsie viene dalla lettura del paragrafo C, che, nel suo insieme, si traduce in un invito ad eseguire le autopsie soltanto da parte di personale adeguatamente protetto e in sale settorie di tipo BSL3, cioè debitamente attrezzate a garantire la sicurezza di chi vi opera. Se si fosse voluto proibire le autopsie, non sarebbero state date indicazioni su come eseguirle.

Tra l’altro, l’ISS ha pubblicato, in data 23 marzo 2020, un documento dal titolo ‘Procedura per l’esecuzione di riscontri diagnostici in pazienti deceduti con infezione da SARS-CoV-2′, stilato in collaborazione con la Società Italiana di Anatomia Patologica, l’Istituto ‘Spallanzani’ e l’Azienda Socio-Sanitaria Territoriale (ASST) Fatebenefratelli Sacco, con cui si sottolinea l’importanza del contributo che il riscontro autoptico può dare allo studio del COVID-19 e vengono fornite dettagliate indicazioni sulle procedure da seguire per la relativa esecuzione, nel periodo emergenziale.

A dimostrazione della rilevanza riconosciuta all’esecuzione delle autopsie, l’ISS ha dedicato un approfondimento specifico a questo tema nel corso dei meeting scientifici settimanali tenutisi a partire dal 20 febbraio scorso.

Ciò premesso, vanno evidenziati due aspetti. In primo luogo, la ventilazione meccanica non rappresenta – in base alle conoscenze attuali – un trattamento controindicato in casi da insufficienza respiratoria da COVID-19. Ciò è dimostrato, ad esempio, da uno studio condotto in 1.300 pazienti ricoverati in rianimazione nella regione Lombardia, di cui 1.150 hanno richiesto ricorso a ventilazione meccanica (Grasselli et al. JAMA 2020). In secondo luogo, non si può omettere di rappresentare che, anche nel citato documento elaborato dall’ISS, si suggerisce di limitare al massimo il riscontro diagnostico nei soggetti che – si sospetta – abbiano contratto l’infezione da SARS-CoV-2.

Tale scelta è motivata, come detto, dalla necessità di limitare il rischio infettivo tra gli operatori sanitari. Inoltre, i suggerimenti forniti dalla circolare del Ministero sono in linea con le linee guida recentemente emanate dai Centers far Disease Control and Prevention statunitensi (CDC, 2020).

Pertanto, il riscontro autoptico, ove ritenuto appropriato, – giova ribadirlo – va eseguito solo con modalità e in strutture che garantiscano adeguati standard di sicurezza, anche a costo di spostare le salme”.



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