Spari contro il balcone di un’abitazione in via Settetermini a Boscoreale: lì abitano due pregiudicati, marito e moglie. Lui è l’ex autista del boss poeta di Torre Annunziata Aldo Gionta. Nessun ferito, ipotesi camorra. Il fatto è avvenuto la scorsa notte a via Settetermini, a Boscoreale, in una delle palazzine del rione di edilizia popolare Piano Napoli.
Tre colpi si sono conficcati all’altezza del piano dello stabile, dove abitano due pregiudicati, marito e moglie. I carabinieri della stazione di Boscoreale e della sezione Rilievi del Gruppo di Torre Annunziata hanno trovato in strada complessivamente 6 bossoli calibro 9 luger, una delle classiche firme della camorra di zona. Gli stessi carabinieri hanno avviato le indagini, coordinati dalla Procura di Torre Annunziata e dalla Direzione distrettuale Antimafia di Napoli, perché è chiaro si tratti di un avvertimento della camorra alla coppia di coniugi residenti in quell’appartamento.
Se la donna 35enne ha diversi precedenti per spaccio di stupefacenti, più particolare è il curriculum del marito 29enne Giuseppe Lombardo. L’uomo era finito in manette due volte: nel 2015 e nel 2017. Il 29enne fu arrestato prima al porto di Pozzallo, in Sicilia, in compagnia di due donne e del boss poeta Aldo Gionta. L’accusa, in quella circostanza, era di favoreggiamento per la latitanza del capoclan. Gionta, infatti, era pronto ad imbarcarsi su un traghetto in direzione Malta. Tra i suoi tre complici c’era anche Giuseppe Lombardo, all’epoca dei fatti residente in via Vittorio Veneto a Torre Annunziata. Secondo la difesa “non sapeva che Aldo Gionta fosse un boss, ma solo un camorrista”. I giudici del tribunale di Napoli accolsero la tesi difensiva, concedendogli il beneficio della pena sospesa. Lombardo fu condannato a 2 anni perché, a differenza delle due donne che erano con lui e Aldo Gionta, era il solo a possedere un documento d’identità falso.
Nel 2017, invece, fu arrestato e scarcerato in pochi giorni. Lombardo era finito ai domiciliari perchè ritenuto vicino al “terzo sistema”, il neonato gruppo criminale formato dai figli di detenuti ed affiliati ai clan Gionta e Gallo-Cavalieri, ma in quel caso fu il tribunale del Riesame di Napoli ad annullare la misura cautelare.










