Chi segue con un minimo di interesse le vicende legate al territorio vesuviano, e in particolare nella fascia pedemontana tra San Giorgio a Cremano ed Ercolano, si è imbattuto almeno una volta, negli ultimi dieci anni, nel grido di disperazione lanciato dai residenti della contrada Cupa Patacca.
Prima però di addentrarci nella problematica è necessario fare assieme un passo indietro nel tempo per comprendere alla radice la questione.
Contrada Patacca prende il nome dal suo omonimo alveo il quale attraversa, nel suo tragitto da monte a valle, tre Comuni diversi come San Sebastiano al Vesuvio, Ercolano (o meglio, Resina fino al 1969) e San Giorgio a Cremano. In altre parole parliamo di uno dei tratti di irregimentazione delle acque piovane, che provengono con vigore dalle pendici del Vesuvio, inserito in ingegnoso reticolato grazie al quale, per decenni, si sono evitati allagamenti e inondazioni causate dalle copiose piogge.
A partire dagli anni ’60, quello che un tempo veniva declamato come un eden popolato da aranceti, campagne rigogliose, dimore nobiliari e ville rustiche ubicate attorno a piccoli nuclei residenziali venne irrimediabilmente spazzato via da immense colate di cemento armato. Uno stupro che cambiò irrimediabilmente i connotati di un territorio unico per le sue caratteristiche, ma anche molto vulnerabile per la presenza del “gigante dormiente”, da tempo immemore croce e delizia per i popoli che ne hanno abitato le sue falde.
Il tutto con la complicità di una classe politica e dirigenziale miope, poco interessata allo sviluppo eco-compatibile ma più materialmente attratta da altro…come raccontato con grande maestria nel capolavoro cinematografico, contemporaneo per l’epoca, di Francesco Rosi “Le mani sulla Città”.
La furia cementizia arrivò a lambire anche le sponde di questa fitta rete di canali adibiti alla raccolta delle acque piovane, ormai inadeguati per capacità e volume dopo che la popolazione residente registrò, già dopo gli anni ’80, picchi di densità abitativa da far concorrenza a Hong Kong. E tra abitazioni sorte grazie ad una regolare licenza edilizia, altre in attesa di essere condonate, altre ancora totalmente abusive oggi Cupa Patacca si è trasformata in una stradina periferica attraversata da automezzi e persone su cui si affacciano numerosi insediamenti. Un tratto di collegamento che però durante le piogge ricorda a tutti, come monito, sempre la sua originaria funzione di alveo.
I residenti, che dal canto loro pagano come tutti gli altri i tributi per ricevere in cambio servizi essenziali come fogne, illuminazione pubblica, sicurezza, pulizia delle strade, si vedono negati da tempo tutti questi basilari elementi che connotano a tutti gli effetti una strada urbana. Una situazione inaccettabile per chi, per raggiungere la propria casa, deve avventurarsi attraversando un tratto poco illuminato, senza marciapiedi, con rifiuti sparsi qua e là, e con il rischio di essere travolti da qualche auto che sfreccia in corsa, quando invece non è l’impeto delle acque a trascinarti durante le tempeste di pioggia. Per questo motivo da anni il Comitato locale combatte per pretendere non la luna, ma una riqualificazione mai avvenuta che consenta a Cupa Patacca di essere una strada degna di questo nome. L’attività frenetica del Comitato, animato da Aldo Castellano e Luigi Russo, ha consentito a chiunque di saggiarne le criticità visto che, come in un pellegrinaggio, tutti i principali protagonisti politici e i vari amministratori locali sono venuti in visita, col susseguirsi degli anni, per alcuni sopralluoghi. A parte interventi di manutenzione ordinaria, ottenuti grazie alla insistenza e alla caparbietà del Comitato, non si è riusciti ad andare oltre.
Nei mesi scorsi il Comune di San Giorgio a Cremano ha commissionato uno studio di fattibilità a tecnici esterni il quale avrebbe individuato delle soluzioni che consentirebbero, grazie ad un appalto integrato, di mettere finalmente un punto finale. Al momento però nel concreto resta tutto nel cassetto, a parte la volontà espressa dal primo cittadino di San Giorgio a Cremano, di inserire tale opera all’interno del prossimo piano triennale allegato al bilancio di previsione. Eppure Aldo Castellano e Luigi Russo non si arrendono. Recentemente hanno promosso un incontro informale in videoconferenza invitando i rappresentanti dei tre Comuni interessati. All’appello ha risposto soltanto il Comune di Ercolano con la presenza dell’Assessore ai Lavori pubblici Avv. Lucio Perone il quale, durante l’incontro del 30 Gennaio scorso, ha garantito a nome dell’Amministrazione la sua disponibilità ad avviare una progettazione. A breve, fanno sapere dal Comitato, si terrà un nuovo incontro in cui si spera nella presenza anche dei Comuni di San Giorgio a Cremano e San Sebastiano al Vesuvio per far decollare finalmente un tavolo di coordinamento. Ma non finisce qui. L’ intraprendenza di Aldo e Luigi li ha spinti a prendere contatti coi proprietari di alcuni appezzamenti di terra che confinano lungo i muri perimetrali della stradina riuscendo a strappare da questi ultimi una volontà di massima circa la cessione di porzioni di particelle per consentire un futuro allargamento della strada. Nel frattempo, si cerca di non perdere di vista la battaglia quotidiana sulla vivibilità della zona pretendendo regolari interventi di diserbo e l’installazione di una grata in ferro per coprire una bocca stradale per lo scolo delle acque. Insomma il cammino del Comitato sarà probabilmente ancora lungo ma come recita un proverbio “chi la dura la vince”.
Danilo Roberto Cascone