Il ragazzo della Comunità! Entra con una pistola in mano in una banca. Ma… quando va dal dentista chiede di stringergli la mano, al mattino di nascosto mette in lavatrice lenzuola e pigiama perchè si è fatto addosso, vuole dormire con la luce accesa perché vede i fantasmi, ti prende sotto il braccio per attraversare la strada, piange di nascosto perché gli manca la mamma…
Ma tutte queste paure e questi disagi, spesso tende a nasconderli con atteggiamenti provocatori e… sono questi che alla fine lo marchiano.
Vincenzo lo abbiamo conosciuto lo scorso anno, quando veniva ai salesiani per prepararsi all’esame di terza media, lo ricordiamo impaurito e singhiozzante prima dell’esame da remoto, lui che spesso era un provocatore.
Fatto l’esame tutti ci sentivamo con la coscienza apposto, noi eravamo riusciti dove la scuola stentava, la scuola contenta perché Vincenzo aveva imparato che Napoli si trova in Campania… Ma oggi, Vincenzo non c’è più!
Non mi interessa sapere come è successo, di chi è la colpa, perché lo ha fatto… sono riflessioni che lascio agli “esperti”. Penso al dolore di una mamma che aveva già perso un’altra figlia e cerca di portare avanti i suoi figli e i 4 nipotini rimasti orfani, una mamma che pensava di fare una cosa bella riaccompagnando il figlio in comunità dopo che se ne era allontanato. Ma penso anche al messaggio di addio scritto sul foglio. Per i ragazzi delle comunità scrivere qualcosa è un’impresa, leggere… sanno sillabare.
Mi dico anche che quello che ognuno di noi fa è solo una goccia nell’oceano, ma se non lo facessimo l’oceano avrebbe una goccia in meno.
don Antonio Carbone