Condannato all’ergastolo con tre mesi di isolamento diurno: si è chiuso così il processo di primo grado per Alessandro Impagnatiello, l’ex barman che il 27 maggio 2023 uccise con 37 coltellate la compagna Giulia Tramontano, originaria di Sant’Antimo, in provincia di Napoli, incinta al settimo mese.
I giudici togati e popolari della Corte d’Assise di Milano, presieduti da Antonella Bertoja, hanno accolto la richiesta del PM Alessia Menegazzo e del procuratore aggiunto Letizia Mannella, condannando l’ex barman per omicidio pluriaggravato (dalla premeditazione, dal legame affettivo e dalla crudeltà), interruzione non consensuale di gravidanza e occultamento di cadavere aggravato con una pena di sette anni, oltre all’ergastolo per l’omicidio.
Una sentenza che arriva nella Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
La decisione dei Giudici
I giudici hanno in sostanza accolto la richiesta della procura, che aveva chiesto l’ergastolo con 18 mesi di isolamento diurno, riconoscendo a Impagnatiello tutte le aggravanti contestate dai PM tranne quella di aver agito per futili motivi. In aula erano presenti i familiari di Giulia – il papà Franco, la mamma Loredana, i fratelli Chiara e Mario – che, dopo la lettura della sentenza, si sono stretti in un forte abbraccio senza riuscire a trattenere le lacrime.
Risarcimento ai familiari della vittima
I giudici hanno disposto un risarcimento a favore dei familiari della vittima, tutti parti civili del processo: in attesa che un Tribunale civile quantifichi l’esatto ammontare, la Corte ha stabilito una provvisionale di 700mila euro così suddivisi, 200 mila euro per ciascuno dei genitori e di 150 mila euro per ognuno dei due fratelli.
La ricostruzione dei fatti
Secondo la ricostruzione degli inquirenti milanesi, Giulia firmò “la propria condanna a morte” quando rivelò al compagno, che nel frattempo intratteneva una relazione con un’altra donna, di essere incinta. A quel punto, il barman, nel tentativo di procurare un aborto alla compagna, cominciò a somministrarle del veleno per topi. Infine, dopo l’incontro tra Giulia e l’amante, uccise la sua compagna con 37 coltellate, tentò di dar fuoco al cadavere per poi abbandonare il corpo in strada, a poche centinaia di metri da casa, nascosto in alcuni sacchi della spazzatura. Fu lo stesso Impagnatiello, nel pomeriggio di domenica 28 maggio, a denunciare ai carabinieri la scomparsa di Giulia. Gli immediati accertamenti condotti dagli investigatori portarono alla luce la “doppia vita” di Alessandro Impagnatiello, che da tempo aveva un’altra relazione. Le tracce di sangue trovate nell’auto del barman fecero scattare la sua iscrizione nel registro degli indagati per omicidio volontario aggravato.
La confessione di Alessandro Impagnatiello
La svolta nelle indagini arrivò quattro giorni dopo il femminicidio: messo con le spalle al muro da carabinieri e inquirenti, Impagnatiello confessò il delitto, rivelando agli inquirenti il punto esatto dove era stato abbandonato il cadavere della compagna. La perizia psichiatrica disposta nel corso del processo ha accertato la sua piena capacità di intendere e di volere al momento del femminicidio.
Commenti della Parte Civile
L’avvocato Giovanni Cacciapuoti, legale di parte civile della famiglia Tramontano ha così commentato la sentenza di condanna di Imapagnatiello: “A nostro modesto avviso non poteva essere altrimenti, stante la mole mastodontica di prove riguardo Impagnatiello e di tutti gli altri approfondimenti svolti di carattere mentale e psichiatrico. Non c’era altra possibilità che si concludesse con un pieno riconoscimento delle responsabilità e con la condanna all’ergastolo”.
Reazioni della famiglia Tramontano
“La Corte d’Assise – ha sottolineato il legale subito dopo la lettura del verdetto – ha riconosciuto correttamente le responsabilità di Impagnatiello. Ha retto tutta l’impalcatura della procura, e sono state riconosciute tutte le aggravanti del delitto di omicidio eccezion fatta per i futili motivi: leggeremo le motivazioni che la Corte pubblicherà entro 90 giorni”.
Anche la famiglia di Giulia, in questi mesi, aveva sempre chiesto che l’ex barman fosse condannato all’ergastolo, l’unica pena “giusta” per lui, come avevano ribadito in più occasioni.
Le parole dei genitori di Giulia
“Non abbiamo mai parlato di vendetta, non esiste vendetta. Abbiamo perso una figlia, un nipote, abbiamo perso la nostra vita. Io non sono più una mamma, mio marito non è più un papà, i nostri figli saranno segnati a vita da questo dolore“. Così, in lacrime, Loredana Femiano, mamma di Giulia Tramontano, dopo la lettura della sentenza.
“Quello che abbiamo perso non lo riavremo mai. Oggi non abbiamo vinto, abbiamo perso in tutto“, ha invece detto Franco Tramontano, padre di Giulia.