Al peggio non c’è fine anche nelle categorie giovanili del calcio dove il rispetto dell’avversario dovrebbe essere un dogma.

La cronaca parla del coinvolgimento di un giovane calciatore durante un partita del campionato under 14 della compagine della zona di Biella. Nella partita del campionato giovanile tra Ponderano e Valle Elvo, un giovane calciatore del Ponderano avrebbe proferito pesanti insulti al portiere avversario.

A sentire le offese a sfondo razzistico (“Napoletano di m…!”) è stato l’arbitro della partita, che ha riportato il tutto nel referto della gara.

Al giovane calciatore sono state comminate 10 giornate di squalifica, come da comunicato della Lega nazionale Dilettanti.

E’ un bis questo per il Ponderano visto che  già due settimane fa il 9 febbraio alla società piemontese era stata comminata una multa di 300 euro per insulti razzisti contro un giovane calciatore della squadra avversaria da parte del pubblico presente (le cronache parlano delle offese partite da un genitore presente in tribuna verso un calciatore della squadra ospite).

Il giudice sportivo aveva infatti stabilito un’ammenda di tale importo nei confronti della società piemontese Ponderano perché “dal rapporto di gara risulta il ripetuto comportamento razzista, offensivo, discriminatorio e denigratorio del proprio pubblico nei confronti di un giocatore avversario”. Il fattaccio era avvenuto due domeniche fa nella partita del campionato provinciale under 14 giocata in casa, nel Biellese, contro i valdostani dell’Asd Saint-Vincent Châtillon.

Che aspetto sociologico leggere in questo tipo di comportamento? Possibile che anche in match di campionati giovanili i ragazzi cadano in “trance agonistica” per comportarsi così?

Il pubblico presente,  composto in gran parte da genitori,  familiari e amici, non dovrebbe dare l’esempio sugli spalti per rifuggire da comportamenti e linguaggi che con lo sport non ha niente da spartire?

Il calcio giovanile non dovrebbe essere la massima espressione di un fenomeno di aggregazione per le nuove leve, anche aldilà del momento sportivo che passa in sott’ordine dopo questi episodi?

Ultimamente anche l’attaccante della Fiorentina,  Moise  Kean, era stato bersaglio di insulti razzisti con frasi denigratore che avevano popolato la messaggistica del suo social dopo un match di campionato della compagine toscana. Il calciatore ha poi denunciato il tutto attraverso delle stories, avendo la solidarietà di tutti.

Comunque per qualsiasi tipo di campionato lo “STOP THE RACISM” dovrebbe essere un mantra e fa specie che in ogni tipo di campionato, professionistico o giovanile, tale nefandezza faccia capolino senza soluzione di continuità.

Domenico Ferraro

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