Il vero volto di Alessandro Magno continua a parlarci

Un’impresa senza precedenti, quella che ha unito tradizione e innovazione per restituire al mondo uno straordinario e leggendario capolavoro dell’antichità.

Il documentario “Il volto di Alessandro. Il restauro del Mosaico di Alessandro e Dario”, presentato in anteprima al MANN di Napoli il 26 marzo ‒ in programma su Rai 5 il 2 aprile, all’interno del programma “Art Night”, e disponibile su RaiPlay ‒ svela i segreti e le sfide dietro il restauro di uno dei tesori dell’arte antica. E, nel raccontare le fasi di quello che è stato definito “un intervento epocale”, si sofferma sull’appassionante ricerca del volto “umano” di Alessandro Magno attraverso l’intelligenza artificiale. Gli studenti dell’Accademia delle Arti e delle Nuove Tecnologie di Roma, partendo dal volto del mosaico, conducono un’indagine approfondita confrontando le fonti storiche, quelle iconografiche e il celebre ritratto di Lisippo, famoso per aver ritratto l’eroe macedone in vita. Questa ricerca mira a ricostruire un’immagine autentica e accessibile di Alessandro, andando oltre il mito e avvicinando lo spettatore alla figura di uno dei personaggi più celebrati della storia.

Custodito al Museo Archeologico Nazionale del capoluogo partenopeo, il Mosaico di Alessandro e Dario raffigura il culmine della vittoria di Alessandro il Grande su Dario III di Persia nella battaglia di Gaugamela, e, oltre a immortalare lo scontro decisivo che ha sancito la sottomissione dell’esercito persiano al re di Macedonia, rappresenta una delle fonti più anomale, ma anche più attendibili, per immaginare le vere sembianze del grande condottiero macedone.

Il documentario racconta le tappe del progetto di conservazione del mosaico risalente al II secolo a.C., che, composto di milioni di tessere ed esteso su una superficie di notevoli dimensioni (5,82 x 3,13 metri), decorava il grande pavimento dell’esedra (la grande sala di rappresentanza) nella casa del Fauno di Pompei. Rinvenuto nel 1831, sorprese i suoi scopritori non solo per la sua unicità ed estensione, ma anche per il buono stato di conservazione, con lacune nella parte sinistra dell’opera che non avevano intaccato il fulcro della raffigurazione.

La rimozione dal suo luogo di origine per essere trasferito a Napoli, dopo lunghi dibattiti e il timore di comprometterne l’integrità, lo ha portato, nel 1916, a trovare la sua definitiva collocazione a parete nelle sale dei mosaici opportunamente riallestite. Da allora, il mosaico ha catturato l’attenzione dei visitatori di tutto il mondo, a dimostrazione del suo fascino senza tempo, ma anche dell’efficacia e dell’accuratezza del lavoro ‒ iniziato nel 2021 e concluso nel 2024 ‒ di restauratori, scienziati ed esperti per garantirne la conservazione.

“Il restauro del Mosaico di Alessandro”, ha detto il professor Massimo Osanna, Direttore Generale dei Musei Italiani, “dimostra come un approccio interdisciplinare, che unisce ricerca, innovazione e metodologie avanzate, sia fondamentale per la conservazione e la piena comprensione di uno straordinario capolavoro dell’antichità. Un intervento che non si limita alla tutela materiale dell’opera, ma ne rafforza il valore storico e culturale, migliorandone la leggibilità e l’accessibilità, affinché possa essere pienamente fruibile all’interno di una narrazione ampia e completa, capace di coinvolgere ogni genere di pubblico”.

L’impiego di tecnologie diagnostiche all’avanguardia e di metodologie innovative ha avuto come obiettivo quello di preservare un’opera di grande valore storico, artistico e documentaristico, essenziale per la comprensione della cultura ellenistica.

 

Viviana Rossi

Donazione sostieni il Gazzettino Vesuviano