Campania, De Luca attacca: “Le elezioni regionali stanno diventando il festival della politica politicante e della doppiezza”

I riflettori della politica italiana tornano a puntarsi sulla Corte Costituzionale, che oggi si esprimerà sulla legittimità della legge regionale approvata dalla Campania nel novembre 2024, la quale consente al presidente in carica, Vincenzo De Luca, di candidarsi per un terzo mandato consecutivo.

In attesa della decisione della Consulta, il presidente campano ha scelto il silenzio. In attesa della decisione della Consulta sul terzo mandato, il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, sceglie il silenzio e non esprime alcun auspicio, quando i giornalisti, a margine di una conferenza stampa, più volte gli chiedono cosa si aspetta e se si aspetta di vincere il ricorso, presentato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri contro la legge regionale che gli permetterebbe il terzo mandato.

La legge in questione modifica il computo dei mandati, stabilendo che ai fini dell’applicazione della presente disposizione, il computo dei mandati decorre da quello in corso di espletamento alla data di entrata in vigore della presente legge, ovvero il 26 novembre 2024. Secondo questa interpretazione, i due mandati già svolti da De Luca non verrebbero conteggiati, permettendogli così una nuova candidatura.

La Presidenza del Consiglio ha impugnato la norma, ritenendola in contrasto con la legge statale 165/2004, “Disposizioni di attuazione dell’articolo 122, primo comma, della Costituzione”, approvata durante il governo Berlusconi. In particolare, l’articolo 2 della legge prevede che “le regioni disciplinano con legge i casi di ineleggibilità, specificamente individuati, di cui all’articolo 122, primo comma, della Costituzione, nei limiti dei seguenti principi fondamentali…”, e al punto F stabilisce “la previsione della non immediata rieleggibilità allo scadere del secondo mandato consecutivo del Presidente della Giunta regionale eletto a suffragio universale e diretto sulla base della normativa regionale adottata in materia”.

Il Governo, rappresentato dagli avvocati di Stato Ruggero Di Martino ed Eugenio de Bonis, sostiene dunque che la norma nazionale imponga un limite inderogabile di due mandati consecutivi per i presidenti regionali. La Regione Campania, difesa dai legali Giandomenico Falcon, Aristide Police e Marcello Cecchetti, si oppone affermando che ogni regione ha la facoltà di stabilire autonomamente le modalità del computo.

Il giudice relatore della causa è Giovanni Pitruzzella. L’udienza pubblica si terrà oggi a Palazzo della Consulta e la decisione potrebbe arrivare già in serata, dopo la camera di consiglio.

Il pronunciamento della Corte potrebbe avere ripercussioni importanti anche sul piano nazionale. La risoluzione del caso De Luca avrà ripercussioni sulle prossime campagne elettorali: nel 2025 oltre che in Campania anche in Veneto, rispetto alla possibilità di una terza ricandidatura consecutiva del presidente della Regione, Luca Zaia.

In ambito politico, il caso ha sollevato un ampio dibattito. Se la legge venisse dichiarata incostituzionale, il Partito Democratico potrebbe avere margini più ampi per trattare con De Luca su un’eventuale candidatura condivisa, come avvenuto a Napoli con Gaetano Manfredi. In caso contrario, De Luca potrebbe decidere di correre da solo, rafforzando la propria posizione politica.

Il centrodestra, nel frattempo, valuta le alternative: una candidatura politica — tra i nomi in campo Edmondo Cirielli (Fratelli d’Italia) e Gianpiero Zinzi (Lega) — oppure un candidato civico, possibilità che potrebbe raccogliere consensi, in particolare da Forza Italia.

De Luca non ha risparmiato critiche al Pd, accusandolo di ipocrisia per non aver protestato contro l’impugnazione del Governo. Ha sottolineato come sia vergognoso che un partito di opposizione non si faccia portavoce di un principio fondamentale: la legge deve essere uguale per tutti.

Infine, anche la Lega ha fatto sentire la propria voce. Il presidente del Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ha ribadito che qualsiasi norma che limiti la possibilità per i cittadini di scegliere i propri rappresentanti rappresenta un problema di democrazia.

Sarah Riera

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