Napoli, sospeso il docente che ha minacciato la figlia di Meloni: tentato suicidio e procedimento disciplinare in corso

Stefano Addeo, 65 anni, docente di tedesco al Liceo “Medi” di Cicciano (NA), è stato sospeso cautelativamente dall’Ufficio scolastico regionale per la Campania dopo le gravi minacce rivolte alla figlia della premier Meloni tramite un post su Facebook. Il provvedimento è stato adottato per tutelare l’ambiente scolastico: “per garantire e tutelare la serenità della comunità scolastica” e resterà in vigore “fino alla definizione del procedimento disciplinare nel rispetto della procedura prevista dalla normativa”.

Il docente, travolto dalle polemiche e dalle conseguenze delle sue dichiarazioni online, ieri pomeriggio ha tentato il suicidio. Tuttavia, aveva avvisato in tempo la dirigente scolastica, che ha prontamente allertato i carabinieri, facendo così partire i soccorsi.

La decisione di sospenderlo, nell’aria già da giorni, è arrivata nel primo giorno lavorativo utile. “Era un atto dovuto. Nel momento in cui ci sono comportamenti che potenzialmente possono configurarsi come mancato rispetto dei doveri del dipendente, si avvia la procedura. Lo abbiamo fatto – spiega il direttore dell’ufficio Ettore Acerra – nel primo giorno utile non festivo”.

Adesso si apre la fase istruttoria del procedimento. “Il docente avrà venti giorni per poter presentare una sua memoria difensiva ed eventualmente essere audito, e poi l’ufficio farà le sue valutazioni e decideremo cosa fare in via definitiva”, chiarisce ancora Acerra. Le opzioni in campo vanno dalla conferma della sospensione, che può durare fino a sei mesi, fino al possibile licenziamento. Intanto, Addeo percepirà solo il 50% dello stipendio.

Il direttore dell’ufficio scolastico si era detto “sconcertato” dalle parole del professore, mentre il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara aveva preso una netta posizione politica, pur senza intervenire direttamente nella valutazione disciplinare: “Chi adotta comportamenti o linguaggi violenti è incompatibile con la professione del docente”.

Il post finito sotto accusa augurava alla figlia di Giorgia Meloni la stessa fine tragica di Martina Carbonaro, la quattordicenne uccisa ad Afragola dall’ex fidanzato. Ma non era l’unica esternazione controversa: altri post sul suo profilo social attaccavano duramente figli di ministri e altri esponenti politici.

Travolto dalla bufera mediatica, Addeo aveva scritto una lettera aperta per chiedere scusa alla presidente del Consiglio e proporre un incontro con lei. Da Palazzo Chigi era arrivata un’apertura al dialogo. Tuttavia, il recente tentativo di suicidio e l’apertura del procedimento disciplinare hanno messo in secondo piano l’ipotesi di un confronto diretto.

Mai, nelle mie intenzioni, vi era l’idea di augurare la morte a una bambina. È stata una frase infelice, inadeguata, inaccettabile, che non mi rappresenta né come uomo né come educatore”, ha scritto il professore. Nella stessa lettera, Addeo ha fatto riferimento alla propria situazione familiare, alla convivenza con l’anziana madre e alla fatica di affrontare le conseguenze delle sue azioni: “Solo la verità, il pentimento e il rispetto possono servire, ora”. In un passaggio successivo ha anche cercato di giustificarsi, sostenendo di aver tratto la frase incriminata da “uno strumento di intelligenza artificiale“.

Sarah Riera

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