Una sentenza netta, quella pronunciata dalla sesta sezione penale della Corte d’Appello di Napoli, che ha assolto con formula piena Salvatore e Felicio Ferraro dall’accusa di estorsione aggravata ai danni della società Savoia Calcio. I giudici hanno stabilito che “il fatto non sussiste”, cancellando così le pesanti condanne inflitte in primo grado e sancendo l’assoluta estraneità dei due imputati ai fatti contestati.
La sentenza di secondo grado cancella le condanne
Presieduta dal giudice Cioffi, la Corte ha completamente ribaltato il verdetto emesso in primo grado, che aveva visto Salvatore Ferraro condannato a 8 anni e 4 mesi e Felicio Ferraro a 6 anni e mezzo, al termine di un processo celebrato con rito abbreviato.
A distanza di oltre due anni di detenzione, per i due fratelli arriva l’assoluzione piena e definitiva, un esito che conferma in pieno le tesi sostenute dai rispettivi legali.
Il ruolo degli avvocati difensori
La difesa di Salvatore Ferraro è stata sostenuta dagli avvocati Anselmo D’Agostino ed Elio D’Aquino, mentre Felicio Ferraro è stato assistito da Anselmo D’Agostino e Salvatore Ottobre. I legali sono riusciti a smontare punto per punto l’impianto accusatorio costruito durante le indagini, fino ad ottenere l’assoluzione totale per entrambi gli imputati.
Le accuse dell’Antimafia e il presunto legame con il clan Gionta
Secondo l’accusa formulata sulla base delle indagini della Direzione Distrettuale Antimafia, i due fratelli avrebbero imposto un’estorsione da 50mila euro al Savoia Calcio, agendo in nome e per conto del clan Gionta, storica organizzazione camorristica radicata a Torre Annunziata.
L’inchiesta coinvolgeva anche Giuseppe Carpentieri, genero del boss Valentino Gionta, recentemente assolto in un procedimento parallelo. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, l’attività estorsiva sarebbe andata avanti fino al 2022, poco prima dell’arrivo della nuova proprietà alla guida della società sportiva.
Le motivazioni dei giudici e l’estraneità degli imputati
Tuttavia, le tesi dell’accusa non hanno retto al vaglio dei giudici di secondo grado. La Corte d’Appello ha accolto integralmente le argomentazioni difensive, riconoscendo l’estraneità dei fratelli Ferraro ai fatti contestati. Entrambi, già noti nel mondo calcistico come ex dirigenti del Savoia, avevano sempre respinto ogni addebito, sostenendo la loro totale innocenza sin dall’inizio dell’inchiesta.
Con la formula piena “perché il fatto non sussiste”, la sentenza chiude un capitolo giudiziario che per anni ha segnato profondamente la vita dei due imputati, restituendo loro la libertà e il riconoscimento della non colpevolezza.