Una truffa da quasi 4 miliardi di euro, oltre cento imprenditori raggirati e una fitta rete di complici insospettabili: è questo il quadro che emerge dalle indagini coordinate dalla Procura di Napoli Nord,guidata dalla facente funzioni di procuratore Anna Maria Lucchetta, che ha portato all’emissione di sei misure cautelari tra carcere e arresti domiciliari.
Secondo gli inquirenti, i truffatori proponevano finanziamenti europei mai erogati per un valore complessivo di 3,9 miliardi di euro, sostenendo di poter garantire accesso agevolato a fondi dell’Unione Europea e di monetizzare crediti d’imposta legati all’Ecobonus e al Superbonus 110%. Le vittime, attratte da tassi d’interesse convenienti e da una finta rapidità di istruttoria, venivano convinte a versare denaro su conti esteri, in Irlanda e Lituania, per acquistare false polizze fideiussorie.
Queste polizze erano emesse da una sedicente società irlandese, che, secondo quanto dichiaravano gli indagati, era accreditata presso la Banca Europea per gli Investimenti (Bei). A rafforzare l’inganno, agli imprenditori venivano consegnate brochure e documentazione contraffatta con loghi e intestazioni della Commissione Europea.
I pagamenti effettuati, pari a circa l’1% delle operazioni promesse, rientravano poi in Italia attraverso bonifici e prelievi in contanti. A effettuare questi movimenti era un corriere, ricompensato con una provvigione. Parte delle indagini ha rivelato anche tentativi di inquinamento delle prove: gli indagati avrebbero elargito denaro a funzionari pubblici, attivi presso uffici giudiziari, per garantirsi l’impunità. Questi funzionari, al momento, non sono stati ancora identificati con certezza.
A scoprire la maxi truffa sono stati i militari della Guardia di Finanza di Napoli (Sezione Frodi Comunitarie), coordinati dal sostituto procuratore Cesare Sirignano. Un mese fa sono scattati tre arresti in carcere e tre ai domiciliari. In carcere sono finiti Gerardo Conza (60 anni), Giuseppe Strabello (29) ed Eugenio Giunta (70): tutti ritenuti promotori e capi dell’associazione a delinquere. Le accuse, a vario titolo, comprendono associazione per delinquere, truffa, abusiva attività finanziaria e autoriciclaggio.
Agli arresti domiciliari sono finiti invece Pasquale Principe (69 anni) e Francesco Sicignano (67), entrambi di Gragnano. Quest’ultimo, ex sottufficiale dei carabinieri ed ex comandante della stazione locale tra la fine del Novecento e i primi anni Duemila, è tra i nomi più noti coinvolti nell’inchiesta. Secondo le accuse, sia lui che Principe avrebbero collaborato con l’associazione aprendo conti esteri e costituendo società di facciata.
Il tribunale del Riesame ha confermato la misura cautelare per Sicignano, che resterà ai domiciliari. Insieme a lui, ai domiciliari è finita anche Angela Guercia, 47 anni, il cui ruolo era quello di procacciare nuovi clienti per la presunta organizzazione criminale.
Infine, è emerso che nella rete facevano parte anche dirigenti e broker, privi di autorizzazioni della Banca d’Italia e dell’Organismo degli Agenti e dei Mediatori, che proponevano abusivamente i finanziamenti truffaldini.