Nel cuore della notte dell’8 gennaio 2007, Pasquale Aiello, 49 anni, ritenuto affiliato al clan camorristico D’Alessandro, fu freddato con tre colpi di pistola sulla soglia di casa, a Castellammare di Stabia. A distanza di diciassette anni, la Direzione Distrettuale Antimafia ha fatto notificare dai carabinieri un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a Vincenzo Ingenito (nella foto), ritenuto il mandante dell’omicidio.
Un’esecuzione mafiosa nel cuore della notte
I killer bussarono all’abitazione di Aiello, che all’epoca viveva a casa della madre. Quando la vittima aprì la porta, gli spararono senza esitazione, colpendolo con almeno tre colpi d’arma da fuoco. L’omicidio, secondo gli investigatori, fu compiuto con modalità mafiose e con finalità di agevolazione dell’organizzazione camorristica attiva sul territorio stabiese.
A distanza di anni, l’inchiesta della Dda di Napoli, coordinata con i carabinieri del comando di Torre Annunziata, ha portato all’arresto del presunto mandante. La misura cautelare è stata emessa dal gip del Tribunale di Napoli.
Il movente: vendette armi del clan senza permesso
Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la decisione di eliminare Aiello fu presa nel corso di un summit di camorra che si tenne sette giorni prima del delitto in un palazzo abbandonato di Castellammare. A quella riunione partecipò anche Vincenzo Ingenito, oggi 48enne, all’epoca già figura rilevante negli ambienti del clan.
Aiello, ritenuto un colonnello dei D’Alessandro, era accusato internamente al gruppo di aver venduto armi appartenenti al clan senza autorizzazione. Un atto considerato di grave tradimento dagli uomini ai vertici della cosca. La decisione fu netta: l’uomo andava punito con la morte.
Il legame familiare tra Ingenito e i D’Alessandro
Il profilo criminale di Vincenzo Ingenito è noto da tempo agli investigatori. È già detenuto per un altro omicidio, quello di Pietro Scelzo, detto ‘o nasone, freddato il 18 novembre 2006 nei vicoli del rione Capo Rivo, sempre a Castellammare. Inoltre, Ingenito ha legami familiari diretti con Luigi D’Alessandro, capo storico dell’omonimo clan oggi detenuto al regime del 41bis: la moglie di Ingenito è la sorella della moglie di Luigi D’Alessandro.
Un legame che rafforzava la sua posizione e la sua autorevolezza all’interno della cosca, e che secondo la Dda rende plausibile il suo ruolo decisionale anche nel delitto Aiello.
Il piano e l’agguato: finta consegna di pizze per uccidere
La sera dell’agguato, fu Vincenzo Guerriero a eseguire materialmente il delitto. Si presentò alla casa della madre di Aiello fingendosi un fattorino, simulando una consegna di pizze. Quando la vittima aprì la porta, Guerriero esplose i colpi con una pistola calibro 7,65, uccidendolo all’istante.
Ad attenderlo in strada, due complici a bordo di una moto, pronti a facilitare la fuga immediata. Un agguato premeditato in ogni dettaglio, che solo dopo molti anni ha trovato un punto di svolta grazie alle indagini coordinate dall’Antimafia.