Chiuse le indagini: Maria Rosaria Boccia a rischio processo per stalking all’ex ministro Sangiuliano

Una serie di condotte definite dai pm come “reiterate, ossessive e di penetrante controllo” hanno portato l’imprenditrice Maria Rosaria Boccia a finire sotto indagine per stalking ai danni dell’ex ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, con cui aveva intrattenuto una relazione affettiva extraconiugale. La donna, anche dopo la fine della relazione, avrebbe continuato a esercitare pressioni tali da provocare “un perdurante e grave stato di ansia e paura che si estrinsecava in un forte stress, un notevole dimagrimento, pensieri suicidi, modo tale da costringerlo ad alterare le proprie abitudini di vita, compromettendone la figura pubblica, inducendolo a rassegnare le dimissioni dalla carica istituzionale, ad evitare i luoghi abitualmente frequentati, limitare le uscite   e partecipazioni a convegni o viaggi istituzionali e privati; condotte consistite in quanto di seguito descritto”.

Tra le azioni contestate, i magistrati sottolineano una continua ingerenza nella vita istituzionale dell’allora ministro: “chiedeva dapprima velatamente e poi in modo sempre più esplicito di lavorare insieme con nomina fiduciaria del Ministro, al fine di giustificare la presenza quotidiana presso gli Uffici ministeriali, contestualmente ponendo in essere azioni volte a screditare i suoi collaboratori più vicini, con progressivo isolamento, ed avanzando continue richieste di essere portata a conoscenza dei colloqui istituzionali o con il proprio staff”.

Le pressioni, secondo l’accusa, si sarebbero estese anche alla sfera privata e alla sicurezza personale. L’imprenditrice “effettuava plurime pressanti richieste di consegnarle il telefono cellulare, utilizzato dal Sangiuliano anche per i contatti istituzionali, per ispezionarlo, anche pretendendo la consegna di password o comunque lo sblocco delle applicazioni o, in alternativa, di consentirle indiscriminato accesso da remoto” e “imponeva all’allora ministro, quantomeno a partire dal 11 giugno del 2024, di non portare la fede nuziale e, infine, sottraendola”.

Alcuni episodi, descritti dagli inquirenti come “vessatori”, fanno parte del capo d’imputazione. Uno tra tutti è quello dell’agosto 2024, quando Boccia scriveva sui social: “Ricordati che la vita è come un ristorante: nessuno se ne va senza pagare”, frase interpretata dagli investigatori come “a titolo punitivo” nei confronti di Sangiuliano per la sua visita istituzionale in Egitto con la moglie.

Ulteriori dettagli emergono dall’atto giudiziario, che riporta: “faceva credere al Sangiuliano di avere mandato la foto dell’anello alla moglie via WhatsApp” e ancora, “imponeva all’allora ministro di dormire fuori casa alloggiando da solo in un b&b a Roma scegliendo cosa dovesse mangiare, costringendolo a mentire alla coniuge, alla quale doveva dire che si sarebbe recato a Napoli”.

Un altro episodio risale all’8 agosto 2024: “faceva credere al Sangiuliano di avere avuto un malessere legato alla gravidanza e di essere andata per una visita clinica al Policlinico Gemelli di Roma, ove tuttavia non si è mai recata”.

Sarah Riera

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