Le zone rosse restano attive, almeno per ora. Il Consiglio di Stato, in sede cautelare, ha infatti sospeso la sentenza del Tar Campania che a luglio aveva accolto il ricorso di alcune associazioni contro l’ordinanza del prefetto di Napoli, Michele di Bari, che aveva reiterato il provvedimento in diverse aree della città. L’esame nel merito è stato fissato al 12 febbraio 2026, quando i giudici amministrativi entreranno nel dettaglio della vicenda.
Il collegio presieduto da Rosanna De Nictolis ha ritenuto che la questione debba “trovare un adeguato approfondimento” e che, nelle more, “appare apprezzabile l’interesse pubblico dedotto a supporto dell’istanza di sospensione degli effetti della sentenza impugnata”.
Prima della pronuncia definitiva, i giudici hanno disposto l’acquisizione dei verbali del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica che hanno motivato l’istituzione delle zone rosse.
Le zone rosse consentono di allontanare soggetti molesti o dediti ad attività illecite, garantendo, secondo la Prefettura, un equilibrio tra libertà di circolazione e ordine pubblico. Il prefetto di Bari ha ricordato che i provvedimenti sono stati condivisi e, in alcuni casi, richiesti direttamente dai sindaci e discussi nel Comitato per l’ordine e la sicurezza.
Oltre a Napoli, le zone rosse sono state attivate anche in diversi comuni della provincia, tra cui Castellammare di Stabia, Pozzuoli, Giugliano, e nel Vesuviano a Ottaviano e Pompei.
Dalla loro istituzione, a fine luglio, le forze dell’ordine hanno effettuato circa 240mila controlli, con l’emissione di oltre 220 ordini di allontanamento.
L’obiettivo, spiega la Prefettura, è contrastare episodi di movida violenta e molesta, risse, degrado urbano, atti di vandalismo, consumo eccessivo di alcol, inquinamento acustico e fenomeni di criminalità diffusa.
“La presenza costante delle forze dell’ordine – sottolinea il prefetto Di Bari – ha un forte effetto deterrente, scoraggiando i malintenzionati e restituendo ai cittadini la piena fruibilità degli spazi pubblici”.
La battaglia legale ruota attorno al delicato equilibrio tra tutela della sicurezza e diritto alla libera circolazione.Le associazioni ricorrenti contestano il rischio di un eccesso di potere e di un uso improprio delle limitazioni, mentre la Prefettura rivendica la necessità di strumenti rapidi per prevenire episodi di violenza e degrado. Il 12 febbraio il Consiglio di Stato sarà chiamato a stabilire se le zone rosse rappresentino un argine legittimo o un eccesso amministrativo.