Bartolo Longo è Santo: la Chiesa e Pompei celebrano l’apostolo del Rosario

Nella solenne celebrazione in Piazza San Pietro, Papa Leone XIV ha proclamato Santo Bartolo Longo, fondatore del Santuario di Pompei. Una giornata storica per la fede, il Mezzogiorno e l’intera nazione italiana

La canonizzazione di Bartolo Longo, proclamata oggi da Papa Leone XIV in una gremita Piazza San Pietro, segna un evento destinato a entrare nella storia della Chiesa e dell’Italia. Insieme ad altri sei nuovi santi, l’“apostolo del Rosario” e fondatore del Santuario di Pompei è stato elevato agli altari davanti a decine di migliaia di fedeli provenienti da ogni parte del mondo. La presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dell’arcivescovo Tommaso Caputo e del sindaco di Pompei Carmine Lo Sapio ha sottolineato l’importanza religiosa e civile di una giornata che unisce fede, identità e comunità.

La gioia di Pompei e la partecipazione dei fedeli

Fin dalle prime ore del mattino, migliaia di pellegrini giunti da Pompei hanno gremito la piazza, il sagrato e il Santuario per seguire in diretta la celebrazione della canonizzazione, trasmessa anche nella cappella Bartolo Longo. Canti, applausi e preghiere hanno accompagnato ogni momento della cerimonia, in un clima di profonda commozione.

L’intera città, devota alla Madonna del Rosario, ha vissuto questa proclamazione come il coronamento di una storia di fede e solidarietà che ha cambiato per sempre il volto del territorio vesuviano.

L’arcivescovo Caputo ha ricordato il significato spirituale dell’evento come segno di rinascita, mentre il sindaco Lo Sapio ha parlato di un giorno di grazia per Pompei e per il Sud.

Dall’avvocatura alla santità: la vita di Bartolo Longo

Nato a Latiano il 10 febbraio 1841, Bartolo Longo studiò giurisprudenza a Lecce e poi a Napoli, dove si laureò in legge divenendo avvocato. Dopo un periodo di smarrimento spirituale, segnato anche da esperienze di spiritismo, nel 1865 visse una profonda conversione che lo portò a dedicare la vita alla preghiera e alle opere di carità.

Divenuto Terziario domenicano, scelse di promuovere la preghiera del Rosario come strumento di salvezza e di rinnovamento morale. Nel 1872 si recò nella Valle di Pompei per amministrare le proprietà della contessa Marianna Farnararo vedova De Fusco. Trovandosi di fronte a una popolazione abbandonata e povera, si affidò alla Vergine Maria con una promessa: «Se è vero che tu hai promesso che chi propaga il Rosario si salva, io mi salverò, perché non uscirò da questa terra di Pompei senza aver qui propagato il tuo Rosario».
Fu proprio allora, al suono delle campane dell’Angelus, che comprese la sua missione.

La nascita del Santuario e le opere di carità

Il 13 novembre 1875, Bartolo Longo fece giungere a Pompei la sacra immagine della Madonna del Rosario, che divenne il cuore della devozione popolare. Il 18 maggio 1876 fu posta la prima pietra del Santuario, destinato a diventare uno dei luoghi mariani più conosciuti al mondo.

Accanto all’opera religiosa, Longo avviò un’intensa attività editoriale fondando il periodico Il Rosario e la Nuova Pompei e scrivendo numerosi testi di spiritualità, tra cui nel 1883 la celebre Supplica alla Madonna di Pompei.

Nel 1885 sposò la contessa De Fusco, mantenendo con lei una vita coniugale casta e dedicata al servizio dei poveri. Insieme fondarono l’orfanotrofio femminile (1887), le case per i figli dei carcerati (1892 e 1922) e la Congregazione delle Suore Domenicane Figlie del Santo Rosario di Pompei. Nel 1906 cedette ogni bene alla Santa Sede come atto di totale donazione. Morì il 5 ottobre 1926, lasciando un’eredità spirituale e sociale che continua a vivere nel cuore dei devoti.

Il lungo cammino verso gli altari

Il 2 giugno 1934 il prelato di Pompei, monsignor Antonio Anastasio Rossi, avviò il Processo Informativo Ordinario super fama sanctitatis vitae, virtutibus et miraculis. A esso seguirono due processi rogatoriali nelle diocesi di Oria e Pavia, che raccolsero le testimonianze di chi aveva conosciuto Bartolo Longo.

Il 26 febbraio 1971 la Congregazione delle Cause dei Santi dichiarò la validità giuridica dei processi, aprendo la strada alla redazione della Positio super virtutibus. L’8 luglio 1975, i Padri Cardinali riconobbero l’esercizio eroico delle virtù di Longo, e Paolo VI autorizzò il decreto super virtutibus.

Per la beatificazione venne presentato il caso di Carmen Rocco, guarita inspiegabilmente nel 1943 da una grave sindrome enterocolitica. Il miracolo fu riconosciuto nel 1975 dopo l’esame della Consulta Medica. Il 26 ottobre 1980, San Giovanni Paolo II beatificò Bartolo Longo in Piazza San Pietro, anticipando quel riconoscimento che oggi, con la canonizzazione, trova il suo compimento.

La voce della Chiesa e del Mezzogiorno

L’evento è stato commentato con emozione da numerosi rappresentanti ecclesiastici. Il cardinale Mimmo Battaglia, arcivescovo di Napoli, ha dichiarato: «Un’omelia importante e una cerimonia importante. Il Papa ha sottolineato come si debba coniugare il cielo alla terra, la preghiera con il fare».
Battaglia ha poi aggiunto: «Una giornata importante per tutti, ma soprattutto per il Mezzogiorno molto legato alla canonizzazione di Bartolo Longo».

Il ricordo del cardinale Filoni e il legame con la Terra Santa

Il cardinale Fernando Filoni, Gran Maestro dell’Ordine del Santo Sepolcro, ha ricordato la profondità spirituale del nuovo santo: «Bartolo Longo arriva alla santità dopo un lungo periodo di sbandamento spirituale; poi il ritorno a Dio percorrendo la via della carità, dell’amore a Maria e della preghiera del Rosario».
Filoni ha evidenziato come Longo, «come Giovanni sotto la croce, diede a Maria una casa, il Santuario di Pompei, in una terra desolata e malfamata».
Il cardinale ha poi ripercorso il suo ingresso nell’Ordine del Santo Sepolcro, ricordando che «divenne Cavaliere del Santo Sepolcro di Gerusalemme e nell’abito cavalleresco fu sepolto».
«Che la sua intercessione ci accompagni quotidianamente, ispiri i nostri passi e possa gettare semi di riconciliazione e carità in questo momento così drammatico per la Terra Santa», ha concluso Filoni, evocando l’amore che Bartolo Longo nutrì per quella terra.

Un esempio di santità laica e operosa

La proclamazione di oggi consacra definitivamente Bartolo Longo come modello di santità laica e sociale, capace di unire fede, cultura e carità. Il suo messaggio, radicato nella preghiera del Rosario e nella solidarietà verso gli ultimi, continua a parlare al cuore dei credenti e a indicare una via concreta di speranza e di impegno per il futuro.

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