C’è qualcosa di strano, quasi palpabile, nell’attuale caos del basket digitale. Ogni giorno sembra quasi che la gara per conquistare l’attenzione degli utenti diventi un po’ più agguerrita: squadre, compagnie, chiunque abbia una piattaforma, sono lì che s’inventano ogni tipo di trovata pur di tenere stretti i sostenitori e, magari, convincere qualche curioso a restare. Pare che le “vecchie” strategie – quelle nate tra le luci e i tappeti dei casinò – abbiano messo radici anche qui, generando collegamenti inaspettati fra gaming e sport digitale.

Prendiamo, ad esempio, un rapporto di BitMAT di non molto tempo fa (2023): viene fuori che più del 65% delle campagne digitali di engagement sportivo usano almeno una tecnica presa in prestito dal mondo delle piattaforme di gioco. Si parla di promozioni, fedeltà, cose così. Insomma, questa mescolanza sembra tutt’altro che passeggera. Se dovessimo azzardare, anzi, forse crescerà ancora – insieme agli sviluppi tecnologici e a utenti che, ormai, danno quasi per scontato che ogni esperienza sia immediatamente coinvolgente e interattiva.

Bonus, promozioni e coinvolgimento emotivo

Le offerte speciali, i bonus esclusivi – quel trucco vecchio come il mondo dei casinò – sono ormai una prassi anche nella galassia delle promo basket digitali. A volte chi si iscrive per la prima volta si trova in mano, senza quasi accorgersene, un accesso gratuito a un fantasy tournament o magari un biglietto VIP per assistere a una partita virtuale. In parallelo a quanto avviene nel mondo online delle slot machine online, queste iniziative incrementano la propensione all’iscrizione e la voglia di rimanere attivi nel tempo.

Non è raro notare, poi, come il tempo limitato di queste promo giochi tutto sul senso di urgenza, come se il pubblico dovesse decidersi all’istante. BitMAT, l’anno prima, aveva raccolto una percentuale: 42% degli utenti delle app di basket fantagioco dichiaravano di aver scelto una piattaforma proprio per un richiamo immediato, una ricompensa concreta. Non si fatica a scorgere la parentela con i first deposit bonus o quelle promo settimanali del gaming: una tendenza che sembra restia a tramontare.

Sponsorizzazioni, ambassador e partnership

Non è che il ruolo del testimonial sia proprio una novità nello sport digitale, ma la cosa interessante è come questa figura abbia assunto i tratti di una strategia già vista nei casinò. Atleti, influencer, a volte ex giocatori: diventano ambassador, prestano il volto a un’app, a un torneo, e si buttano in sfide digitali, premiazioni, storie raccontate in diretta… ogni occasione è buona per rendere il tutto più vero, più vicino. In parallelo, parlare di sponsor partnership significa tirare in ballo una struttura ormai classica presa di peso dal modello casinò: club che firmano collaborazioni per banner interattivi, fantasy contest ufficiali, promozioni riservate attraverso canali social o app proprietarie.

Stando a Infront Sport, nel 2024, più della metà delle leghe top del basket europeo (giusto il 58%) inserisce, regolarmente, almeno una partnership pensata per l’engagement, con volti ben noti a trainare l’interesse. Così come succede per le slot machine online, anche qui la figura del volto noto ha la funzione di rendere più familiare e credibile l’offerta digitale.

Esperienze immersive, gamification e tecnologia mobile

Innovazione, certo, è parola usata troppo spesso, ma non si scappa: è lì che si va. Nel basket digitale ispirato ai casinò, tutto ruota su due assi – la sperimentazione e la partecipazione attiva. Proviamo a pensare alle esperienze gratuite streaming delle partite, mini-games, prove demo senza alcun rischio… tutte cose pensate per far abbassare la guardia anche all’utente più dubbioso, offrendo la versione “demo” già cara ai portali di slot. La gamification – programmi fedeltà, missioni, punteggi fatti su misura – sembra capace di stimolare chi resta.

L’Osservatorio Digitale Sportivo, per esempio, nel 2023 parlava di più del 75% delle nuove piattaforme italiane di basket virtuale che inserivano almeno un sistema di raccolta punti; premi, reali o digitali, riservati a chi davvero “gioca” sull’app, senza accontentarsi di guardare. E ormai, in fondo, tutte le app principali lavorano con una logica mobile-first. Semplicità e rapidità, probabilmente, sono diventate quasi obbligatorie, eredità diretta dal gaming.

Realtà virtuale, attivazioni digitali e social community

Parlando di diretto coinvolgimento, VR e AR – la realtà aumentata ormai s’è infiltrata ovunque – rappresentano una nuova soglia, tecnica che i casinò avevano già sdoganato tra giochi e scommesse. Alcune piattaforme di basket virtuale offrono oggi trasmissioni immersive, tour digitali nei palazzetti e persino incontri con avatar dei giocatori; spesso, queste iniziative sfociano subito in elementi di socializzazione, creando una community intorno all’esperienza. Se si guarda a progetti come PIVOT di American Express, saltano fuori numeri curiosi: nel 2023, più di un milione di utenti collegati durante le finali.

L’idea, in tutto questo, sembra piuttosto chiara: passare dal semplice “guardare” al sentirsi proprio parte di qualcosa, magari pure protagonista, almeno per un attimo. Poi certo, la dimensione social è l’altra faccia della medaglia: si fondano gruppi, si organizzano tornei online, discussioni e piccoli eventi digitali che tengono vivo l’interesse anche fuori stagione. Da questa contaminazione quasi costante tra mondo casinò e sport digitale, ormai, sembra difficile tornare indietro – se mai ci sia davvero qualcuno che vorrebbe farlo.

Giocare responsabilmente anche nel digitale

Tutto molto bello, certo. L’innovazione, la sfida, la partecipazione: sono ingredienti che funzionano, che piacciono. Tuttavia non mancano alcuni punti delicati. Le tecniche originalmente sviluppate per le slot machine online e adottate nelle piattaforme di basket digitale possono amplificare l’emotività dell’esperienza utente. Qui forse vale la pena ricordare quanto sia importante non perdere mai il filo: mantenere il controllo, capire fino a dove ci si spinge e riconoscere quando una trovata di engagement è pensata per trattenerti, più che per intrattenerti davvero.

Le realtà che si prendono più sul serio puntano su strumenti di autolimitazione, info trasparenti e piccoli reminder, a volte persino un po’ invasivi, per promuovere un rapporto più sano (e consapevole) con il gioco digitale. E tutto sommato, sarebbe il caso di premiarli.

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