Questo componente fondamentale, che ancora sotto accertamenti risulta danneggiato, è il sistema di ancoraggio della fune traente alla cabina. In caso di rottura, la fune può sfilarsi, perdere tensione o addirittura staccarsi

Potrebbe essere stata la rottura della testa fusa a provocare il crollo della cabina della Funivia del Faito lo scorso 17 aprile, incidente in cui hanno perso la vita quattro persone. È su questa pista che si sta concentrando il lavoro del pool di magistrati della Procura della Repubblica di Torre Annunziata, impegnati nella ricostruzione della dinamica dell’accaduto.

Dopo giorni di ricerche complesse in un’area impervia, i vigili del fuoco e i periti incaricati sono riusciti a recuperare la testa fusa della cabina precipitata. Questo componente fondamentale, che ancora sotto accertamenti risulta danneggiato, è il sistema di ancoraggio della fune traente alla cabina. In caso di rottura, la fune può sfilarsi, perdere tensione o addirittura staccarsi: un evento che rende cruciale anche il corretto funzionamento dei freni di emergenza.

Secondo la normativa italiana, la testa fusa deve essere sostituita ogni cinque anni proprio per la sua delicatezza. Gli accertamenti tecnici, affidati ai periti dei sostituti procuratori Giuliano Schioppi e Alessandra Riccio, coordinati dall’aggiunto Giovanni Cilenti e dal procuratore Nunzio Fragliasso, stanno ora verificando se questa norma sia stata rispettata.

Nel disastro, ha funzionato solo il dispositivo di sicurezza della cabina diretta verso la stazione a valle, permettendo di salvare le nove persone a bordo. Non è andata così per la cabina che si trovava a monte: è precipitata causando la morte di Janan Suleiman, farmacista palestinese di 25 anni, dei coniugi britannici Graeme Derek Winn e Elaine Margaret, di 65 e 58 anni, e di Carmine Parlato, dipendente Eav di 59 anni. L’unico sopravvissuto, Thabeet Suleiman, 23 anni, fratello di Janan, è ancora ricoverato all’Ospedale del Mare per un lungo percorso di riabilitazione.

Intanto la Procura ha aperto un’inchiesta per disastro, omicidio plurimo e lesioni gravi colposi. Nel registro degli indagati figurano quattro dirigenti e funzionari di Eav: Pasquale Sposito (direttore operativo), Giancarlo Gattuso (direttore Infrastrutture), Marco Imparato (direttore di esercizio) e Pasquale Di Pace (caposervizio dell’impianto).

Fin dalle prime ore successive alla tragedia, la squadra mobile di Napoli e gli agenti del commissariato di Castellammare di Stabia hanno effettuato rilievi nella zona del crollo, dove è stata ritrovata la cabina distrutta. Le difficoltà logistiche, unite alla necessità di individuare componenti cruciali, hanno rallentato i lavori, resi possibili anche grazie all’uso dei droni dei vigili del fuoco.

Il ritrovamento della testa fusa potrebbe rappresentare un punto di svolta per le indagini. È probabile che a breve la Procura disponga un incidente probatorio, così da permettere anche agli indagati di nominare periti di parte e avviare ulteriori accertamenti.

Sarah Riera

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